I furbetti dell'evasione dagli arresti domiciliari da virus hanno anche i loro alleati. Da un lato c'è un decreto che lascia ampio spazio di manovra a chi vuole violare il coprifuoco, dall'altro c'è anche chi fornisce loro i consigli per eivtare di finire nei guai.
Partiamo dal decreto numero 11 dell'8 marzo del presidente del consiglio dei ministri. Che all'articolo 1 comma a dispone di «evitare ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dai territori di cui al presente articolo, nonché all'interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute. È consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza».
In pratica si può uscire di casa per andare a lavoro, fare la spesa o andare in farmacia, andare a trovare un parente ammalato, portare a spasso il cane, andare a correre (ma da soli). E si deve sempre portare con sé l'autocertificazione per esibirla alle forze dell'ordine che dovrebbero poi controllare la veridicità delle affermazioni fatte, cosa naturalmente non sempre agevole a fronte di oltre 100mila controlli al giorno. Quindi è tutto un fiorire di scuse e bugie.
Anche perché i furbetti hanno anche i loro alleati. Come la (presunta) avvocatessa di uno studio legale bresciano che ha fatto girare un audio di oltre otto minuti in cui spiega come non sporcare la propria fedina penale qualora si venga fermati senza giustificazioni credibili o veritiere. Una clip audio divetata virale e che ha costretto perfino il direttivo della Camera penale di Brescia a stigmatizzarlo in quanto «intollerabile».
Per fortuna c'è anche una sua collega, Carmen Posillipo, casertana con mamma bergamasca, che annuncia che non difenderà nessuno da «eventuali denunce per violazione dell'ordinanza di restare a casa». C'è obiezione di incoscienza e obiezione di coscienza.
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