Alessandro Alfieri, segretario regionale del Pd, che Festa dell'Unità sarà quella che si apre oggi?
«Una festa molto del Pd, molto concentrata sul lavoro del governo e sulle riforme. Ci saranno i nostri ministri, chiuderà Matteo Renzi».
Perché a Milano?
«Io ero scettico sulla possibilità di farla l'anno prossimo a Milano. Questo è l'anno giusto, per la grande importanza di Expo, intanto, con cui il Pd di Renzi è molto in sintonia e su cui Renzi ha puntato molto, mettendoci la faccia. Poi per le elezioni del 2016».
Il Giornale ha rivelato che anche per il G7 Renzi ha scelto Milano...
«Non c'è niente di ufficiale ma sarebbe un segnale importante, anche per garantire una transizione più facile nel post-Expo. Io lo vedrei molto bene, sarebbe un segnale di attenzione molto forte, un'occasione importante».
Renzi in Lombardia e a Milano sta cercando di parlare a un pezzo d'Italia che prima non vi ascoltava?
«Siamo il primo partito in Lombardia, governiamo in 11 capoluoghi e in 11 province su 12. E in 78 Comuni sopra i 15mila abitanti. C'è un radicamento molto forte, c'è stata un'apertura di credito forte del mondo imprenditoriale, delle professioni».
Le ultime amministrative non testimoniano che quest'apertura di credito è stata già ritirata?
«No, c'è ancora, forse deve consolidarsi. Prima è stata dettata anche dal linguaggio e dai temi di Renzi, ora fa fatica a consolidarsi in un blocco sociale perché si fa fatica, a causa del contesto, a uscire dalla crisi economica».
Con i numeri che ha citato puntate a governare la Lombardia come Pd?
«Lavoriamo per questo sì, per accorciare la vita politica della giunta Maroni. Sappiamo che non sarà facile vincere, perché abbiamo una presenza forte nelle città mentre fatichiamo nelle valli e la Lombardia ha 1.500 Comuni, molti piccoli. Sappiamo però che per la prima volta la partita si può giocare. Ed è importante rivincere a Milano».
Giuliano Pisapia ha detto definitivamente no?
«Ha detto no a tutti, dal segretario nazionale a quello milanese».
E ora che succede? Molti sostengono che le attuali candidature sono deboli.
«Non condivido questa lettura. Il tema non è che siano deboli, ma semmai mettere in campo ogni iniziativa ed evitare errori. Chi guida il partito ha il dovere di vagliare tutte le possibili candidature e ascoltare tutti».
Avete vagliato la candidatura di Giuseppe Sala, commissario Expo?
«Sala fino a ottobre è impegnato in un incarico importante e difficile a Expo».
Quindi che succede ora? Primarie? Quando?
«I partiti stanno lavorando a questo percorso. Decideranno loro. Immagino a gennaio».
Con quanti candidati?
«Difficilmente più di due per il Pd. Ci sono regole chiare, poi nulla vieta che si possano presentare in modo autonomo. L'importante è che le primarie siano ben regolate, con buon senso, con rappresentanza forte di chi partecipa».
Ma si possono non fare?
«È accaduto, penso al Piemonte. E dove è accaduto, dove si è trovato una figura unica, si è praticamente sempre vinto. Mi pare più difficile che possa accadere a Milano. In altri casi, d'altra parte, primarie combattute sono servite a dare una legittimazione forte».
Nella segreteria Pd arriva l'uomo forte di Renzi, Stefano Bonaccini, per gestire la partita?
«Sarebbe curioso se Renzi non la seguisse, non si occupasse di trovare la squadra migliore. Le Comunali sono la sfida più importante del prossimo anno».
Per Maroni, se Renzi perderà Milano deve dimettersi.
«Maroni, invece di dispensare consigli, si occupi dei problemi della sua maggioranza sempre più fragile».
Quale avversario vorrebbe, per il bene di Milano?
«Albertini, un avversario, ma da sindaco ha lasciato il segno».