L entamente, nonostante la caccia all'uomo e le comprensibili paure di una ricaduta jihadista, a Berlino la vita sta tornando ad avere una parvenza di normalità. Persino il mercatino di Natale sulla Breitscheidplatz ha riaperto i battenti. Quasi la metà degli esercenti ha riacceso le luci nelle casette di legno e alcuni visitatori sono presenti tra gli stand sulla piazza. Il clima è molto composto e una serie di cubi di cemento sono stati posizionati per motivi di sicurezza lungo i perimetri del mercato. I riflettori e le telecamere delle tv si spostano con frenesia dal quartiere di Charlottemburg, all'istantanea di Fabrizia Di Lorenzo, che purtroppo figura in via ufficiale tra i 12 morti, alle foto, segnaletiche, del tunisino Anis Amri, diventato la nuova primula rossa del terrorismo internazionale.
In Germania è scoppiata però la polemica per le falle nei sistemi di sicurezza. I media hanno denunciato che i blitz della polizia sono partiti in ritardo, consentendo ad Amri di guadagnare terreno. Un flop che ricorda quelli del Belgio in occasione degli attentati all'aeroporto di Zaventem. Tre giorni fa un'indiscrezione de Il Giornale rivelava di rapporti tra l'attentatore e Abu Walaa, un iracheno soprannominato «il predicatore senza volto», arrestato di recente a Dusseldorf. Nell'ultimo anno è riuscito a radicalizzare in Germania parecchi immigrati, arrivando persino a inserire una talpa nei servizi segreti tedeschi. Ci sono volute però 72 ore prima che l'intelligence approfondisse l'argomento disponendo perquisizioni al centro profughi di Emmerich (sul confine con l'Olanda) e a Dortmund. L'operazione è avvenuta nelle prime ore del mattino, in azione 100 agenti, tra cui alcuni delle unità speciali, per setacciare il centro nel quale Amri aveva vissuto per qualche tempo. L'azione della polizia ha portato al fermo di quattro persone, rilasciate dopo l'interrogatorio. Avrebbero parlato di Amri, dei suoi propositi criminosi, dell'amicizia tra il tunisino e i reclutatori dell'Isis Abu Walaa e Sasa Boban, di nazionalità serba.
Dopo una soffiata, le forze di sicurezza hanno anche ispezionato un autobus a Heilbronn, e un ospedale di Berlino, ma senza risultati. Intanto Angela Merkel si è recata alla sede della polizia criminale a Berlino per informarsi sullo stato delle indagini. La cancelliera era accompagnata dai ministri della Giustizia e degli Interni, Heiko Maas e Thomas De Maziere. Quest'ultimo ha confermato che le impronte digitali di Amri sono state ritrovate all'interno della cabina di guida del tir utilizzato per la strage.
Come purtroppo accaduto a Parigi con Valeria Solesin, anche nella mattanza di Berlino l'Italia ha pagato il suo tributo di sangue. Tra i 12 morti figura la 31enne originaria di Sulmona Fabrizia Di Lorenzo. La notizia è stata diramata ieri mattina dalla magistratura tedesca dopo le comparazioni del Dna. «Ancora una volta una nostra giovane connazionale rimane, all'estero, vittima dell'insensata ed esecrabile violenza del terrorismo. Esprimo ai genitori e al fratello la solidarietà e la vicinanza di tutto il nostro Paese» si legge in una nota del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La madre della ragazza, che si era trasferita tre anni fa a Berlino lavorando per una società di consulenza trasporti e logistica, è stata ricoverata in ospedale dopo un malore.
Tornando all'attentato di lunedì sera,
l'amministrazione del Senato responsabile per la sanità ha riferito che sono 12 i feriti gravi ricoverati. Alcuni di loro ancora in condizioni critiche. Altri 14 non sono più in prognosi riservata, mentre 30 sono stati dimessi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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