Lo vediamo intorno a noi tutti i giorni, spesso lo viviamo sulla nostra pelle. Poi arrivano i numeri a immortalarci, a contarci. E lì non si scappa, quello che era una netta sensazione diventa scientifica realtà: l'Italia non è un Paese per fare figli. Aumenta il numero delle donne senza figli ma anche il numero di quelle con un solo bimbo. Lo impongono le forze, ridotte. Le motivazioni dietro sono tante e diverse tra loro, ma spesso c'è il fattore anagrafico, si arriva ad essere nelle condizioni di desiderare una famiglia quando ormai si è già ultra trentacinquenni, prima c'è da finire gli studi, cercare un lavoro abbastanza stabile, un compagno. Passano gli anni e quando ci arrivi un figlio è già un traguardo, due una missione eroica. Tre rasenti una mission impossible perchè fuori dalle mura di casa manca tutto.
Assegni alla famiglia, asili nido aziendali, flessibilità, politiche sulla genitorialità. Rispetto al nord Europa, l'Italia è all'anno zero. I figli sono ancora considerati una difficoltà e non una risorsa, soprattutto nel mondo del lavoro, qualunque esso sia. Quadro non certo incoraggiante che emerge sempre più dagli ultimi dati Istat. Se infatti calano le nascite, con 100mila nuovi bambini in meno in otto anni (dal 2008 al 2016), da Save the Children arriva un grido d'allarme. «Dal 1961 al 2017 il calo della nascite ha portato ad una riduzione di circa un terzo della popolazione sotto i quindici anni. I bambini hanno sempre meno fratelli e sorelle, vivono in una società che continua a invecchiare e devono fare i conti con un crescente vuoto relazionale», ha spiegato Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. Dal 1961 al 2017, come rilevato nell'ottava edizione dell'Atlante dell'infanzia a rischio dell'associazione a tutela dei minori, il numero di bambini sotto ai 15 anni è passato da 12 a 8 milioni. I dati sono preoccupanti: in questo periodo l'indice di natalità è crollato, passando da 17,8 a 7,8, mentre l'indice di vecchiaia si è impennato. «È necessario lo sforzo collettivo delle istituzioni per invertire una tendenza che ha prodotto profondi cambiamenti nella società, ripercuotendosi in modo negativo su molti aspetti della vita dei bambini, dalla scuola alla frammentazione famigliare. È indispensabile e inderogabile l'avvio di un piano strutturale di sostegno alla genitorialità, mettendo a punto una rete di cura per l'infanzia 0-6 anni del quale il nostro Paese ha enormemente bisogno, definendo strumenti di effettiva conciliazione di tempi di vita e di lavoro per le mamme e sostenendo le famiglie che vivono in condizioni di povertà le quali, come dimostrano i dati, oggi subiscono un grave impoverimento con la nascita di un bambino», ha concluso Milano. Un calo quello delle nascite che avviene fondamentalmente per due fattori: le donne italiane in età riproduttiva sono sempre meno numerose e mostrano una propensione decrescente ad avere figli. Ma riprende la voglia di sposarsi: ben il 9mila di nozze in più in dodici mesi.
Nel 2016 si conferma la tendenza alla diminuzione della fecondità in atto dal 2010. Il numero medio di figli per donna scende a 1,34 (1,46 nel 2010). Le donne italiane hanno in media 1,26 figli (1,34 nel 2010).
Osservando le generazioni, il numero medio di figli per donna in Italia continua a decrescere senza soluzione di continuità.
Si va dai
2,5 figli delle donne nate nei primissimi anni venti, ai 2 figli per donna delle generazioni dell'immediato secondo dopoguerra, fino a raggiungere il livello stimato di 1,44 figli per le donne della generazione del 1976.
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