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"Faccio lo psicologo di partite Iva in crisi"

Il commercialista Franco Borrini: "Sos e telefonate da piccole imprese in ansia, c'è chi chiama dal benzinaio"

"Faccio lo psicologo di partite Iva in crisi"

Milano - Le richieste di aiuto sono partite come fuochi d'artificio prima di Capodanno. Poi è stato un grandinare di telefonate, mail, whatsapp. «Le partite Iva chiamano a tutte le ore - spiega Franco Borrini, commercialista alle prese come tutti i suoi colleghi con il debutto della fattura elettronica - poi non contenti si presentano qui». Nello studio avviato nel 1969 dal papà di Franco, Gianni Borrini. «È uno dei momenti più delicati per la mia professione - aggiunge con un pizzico di ironia Borrini - perché mi devo sdoppiare fra tre, quattro parti in commedia. Sono diventato un piazzista, un venditore di software: ne ho consegnati ai miei clienti almeno una cinquantina. Ma questo non basta: devo anche trasformarmi in revisore, controllare che le fatture arrivino al Sistema di interscambio dell'Agenzia delle entrate. A casa sono sotto stress, vogliono sapere, mi tempestano di messaggi, ma i tempi non sono più quelli istantanei della carta, ci vuole pazienza, qualche giorno, e l'utente medio invece vuole essere rassicurato subito».

Cosi Borrini deve anche gestire i flussi d'ansia: «Mi devo improvvisare psicologo, devo entrare nella testa dei miei interlocutori e ridare loro un pizzico di tranquillità in una fase in cui procedono come esploratori verso l'ignoto». La vista spazia sullo skyline dei grattacieli protesi verso il cielo, ma i problemi sono terra terra. «L'altra sera verso mezzanotte mi ha interpellato un piccolo professionista che era al distributore self service e cercava sul display gli elementi per la fattura elettronica. Si figuri, non trovava niente, perché gli impianti in generale non sono ancora attrezzati, ma pretendeva da me una soluzione impossibile per scaricare i costi del pieno». Un inconveniente come mille altri in questi giorni d'inizio anno: «Un distinto signore mi ha martellato dall'Esselunga perché non gli davano più la copia o una ricevuta della fattura e non si fidava delle spiegazioni dell'impiegata».

Ma queste sono quisquilie. Coriandoli. Briciole rispetto alle questioni aggrovigliate: «Non mi risulta, come pure ho letto, che il sistema sia collassato o che sia andato ripetutamente in tilt. Piuttosto mi tocca accompagnare passo passo tante piccole partite Iva, artigiani o imprenditori, che pensavano di cavarsela appoggiandosi al software dell'Agenzia delle entrate e hanno scoperto che lavorare in quel contesto non è cosi semplice, non sanno come procedere, ti contattato e dopo cinque minuti ti contattano ancora e poi ancora. Infine, avviata la procedura, si ribloccano perché non sanno compilare la fattura, non sanno come firmarla, non sanno niente».

Il superconsulente allarga le braccia: «Faccio quello che posso ma non sono un medico del 118, e se devo seguire una pratica, gli altri sono costretti a mettersi in coda. D'altra parte nessuno ha fatto formazione, ma ci sono state solo chiacchiere da bar». Da Capodanno è una maratona che sfinirebbe anche la centralinista più volenterosa di un call center. Ore e ore con la colla alla poltrona per risolvere quesiti che si presentano come tecnici ma mettono in crisi l'umore di chi li formula. «L'ottanta per cento degli sos - è la conclusione - giunge da titolari di piccole aziende che in 24 ore devono digerire una rivoluzione attesa ma cui sono arrivati impreparati. Un po' come è stato l'abbandonare lo sportello dell'istituto di credito per effettuare il bonifico con l'home banking».

Il cellulare è un concerto, le luci di Porta Nuova si accendono, ma l'assedio continua. Il commercialista si rassegna ad un'altra cena fra computer e scrivania. E si accorge di essere diventato, per chi lo sente più della propria moglie e dei propri figli, più di un tecnico, quasi uno psicoterapeuta.

Alle prese con i fantasmi del fisco.

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