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"Faceva soldi sulle tragedie". E il magistrato va a processo

A Brindisi chiuse le indagini su Galiano. Per i pm si faceva pagare dai parenti delle vittime promettendo risarcimenti più alti e veloci.

"Faceva soldi sulle tragedie". E il magistrato va a processo

La cresta sul risarcimento per una ragazzina ammazzata da un auto. Un'altra cresta sui soldi destinati ai genitori di un bimbo malformato. E nel frattempo una vita spensierata fatta di vacanze a scrocco in barca a vela, negli agi del bel mondo di una città di provincia. Il giudice Gianmarco Galiano, già capo della sezione fallimentare del tribunale di Brindisi, sarà processato per una sfilza di reati: la procura di Potenza, che nel gennaio scorso lo ha fatto arrestare, ha chiuso le indagini su di lui. E nel fascicolo depositato ieri ci sono, oltre alle imprese di Galiano, anche i nomi di altri magistrati che attraverso di lui godevano di piacevolezze: in un contesto dove appare difficile immaginare che le abitudini di Galiano fossero ignote ai colleghi. Anche perché non si parla di casi isolati: secondo l'atto d'accusa, Galiano «vendeva stabilmente la sua funzione giudiziaria». D'altronde uno degli imprenditori interrogati durante le indagini, Rocco Palmisano, aveva dichiarato senza mezzi termini: «Quello che faceva il giudice Galiano, che dava gli incarichi agli amici e in cambio aveva favori, nel tribunale di Brindisi lo sapevano tutti. Nella sezione fallimentare era un via vai continuo».
Eppure la cosa è andata avanti per anni, sia quando Galiano stava a Brindisi che quando dirigeva la sezione staccata a Francavilla Fontana. Alto, capelli lunghi, perennemente abbronzato, Galiano si era costruito intorno una cricca di amici e di complici, compresa la moglie avvocato, anche lei finita in gennaio agli arresti.
Il «mercimonio», come lo definisce la procura potentina, della funzione giudiziaria veniva realizzato da Galiano soprattutto assegnando curatele e consulenze in cambio di favori e quattrini. Da un imprenditore dei surgelati, Massimo Bianco, Galiano si faceva sponsorizzare lo yacht Kemit, spacciandolo per una associazione sportiva: ma era solo un modo per veleggiare nel Mediterraneo senza spese. Uno dei giudici che lavoravano con Galiano, Francesco Giliberti, è accusato anche lui di avere beneficiato dell'allegro andazzo ideato dal collega, e rischia di finire anche lui sotto processo. Ma il giro era più ampio: Galiano e soci secondo l'ordinanza «influivano ovvero davano la loro disponibilità ad influire sulle decisioni giurisdizionali che dovevano prendere giudici del Tribunale di Brindisi a loro vicini».
Galiano è tornato in libertà dall'altro ieri, dopo quasi cinque mesi nel carcere di Melfi. La sua carriera con la toga finisce qua, ma a doverlo preoccupare dovrebbero essere soprattutto le conseguenze penali delle sue imprese. A partire dalle due più indigeribili, quando insieme alla moglie taglieggia due famiglie sventurate. Da una coppia che perde la figlia ventitreenne in un incidente stradale si fa consegnare 400mila euro, dopo averla agganciata tramite un ex maresciallo, promettendo di assegnare un risarcimento più alto e più rapido. E dai genitori di un bambino nato disabile per gli errori compiuti in sala parto, cui assegna un risarcimento di 2 milioni di euro, si fa dare 150mila euro in assegni circolari. Come se non bastasse, suggerisce alla coppia di usare i soldi per comprarsi una casa in Grecia, in modo tale da poterli passare a trovare durante i suoi tour a bordo del Kemit. Davanti a quell'invito, la madre del bimbo sostiene di avere provato un brivido: perché aveva notato gli sguardi e le attenzioni che il magistrato riservava da un po' all'altra figlia, adolescente.

Gli apprezzamenti di Galiano, secondo il racconto della donna, si erano fatti così insistenti da avere paura a mandare la ragazzina a scuola senza accompagnarla.

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