Famiglia segregata per anni da un marocchino

Botte e minacce ai figli e alla moglie, che non poteva studiare l'italiano

Famiglia segregata per anni da un marocchino

Cosa accade se colui che ti ha dato la vita lentamente te la toglie. Calci, pugni, schiaffi, colpi in pieno ventre, isolamento, nessun contatto con le persone esterne, controllo sulla spesa giornaliera e minacce di morte e di sfregamento con l'acido. Quello che stiamo per «raccontarvi» non è lo scenario di un film di Tarantino o di Rob Zombie dove la violenza la si inventa, qui la violenza fisica e psicologica è tutta vera. Accade nel Veneziano e a pagare il prezzo è una famiglia tenuta segregata in casa per anni da un «padre padrone» marocchino. Tutto ha inizio nel 2008 quando la moglie, di nazionalità marocchina anche lei, con i figli, tra cui una ragazza oggi ventenne, raggiunge «l'uomo» di 48 anni, in Veneto. Qui comincia l'incubo. Ed è stato raccontato l'altro giorno sotto gli occhi attoniti del giudice Sonia Bello e dei magistrati veneziani. Il marocchino costringeva la famiglia a vivere in completo isolamento. Sbottava per ogni sciocchezza: un ritardo di qualche minuto, la casa non perfettamente pulita come diceva lui; non vi era nessun margine di replica perché lui rispondeva con calci, pugni e schiaffi.

Nessun aggancio con il mondo esterno era permesso, se non con la scuola frequentata dai figli; nessuna festa, nessuna chiamata, nessun messaggio. Anche il profilo Facebook che la ventenne si era creato, era diventato una persecuzione per lei, terrorizzata dal fatto che l'uomo che le aveva dato la vita potesse scoprirla. E la moglie non poteva nemmeno imparare la lingua italiana, in modo tale da non farla comunicare con il mondo. Lui controllava tutto, anche la spesa. Decideva lui cosa comprare e in che quantità, medicine comprese. Tutto questo è durato fino a che la figlia più grande, esasperata dopo aver ricevuto calci in pieno ventre e minacce di morte, ha trovato il coraggio di denunciare tutto ai carabinieri che hanno provveduto a metterla al sicuro in una struttura dei servizi sociali.

Il «padre» addirittura l'aveva minacciata di sfregarla con l'acido o - come riporta il Gazzettino - di ingaggiare un romeno per 100 euro per farla ammazzare. E la segnalazione è arrivata anche dalle insegnanti della scuola elementare dei figli più piccoli che si sono accorti che i bambini non parlavano con nessuno, evidentemente terrorizzati dal fatto di essere scoperti e quindi puniti. Il «padre» nel frattempo è stato allontanato e su di lui ora pende l'accusa di maltrattamenti in famiglia.

L'altro giorno però all'udienza non si è presentato e come sempre accade in Italia, il processo è stato rinviato nell'attesa di sentire altri testimoni. Intanto il marocchino lavora al sud magari tranquillo e la paura che «lui» possa tornare è tanta. Chiamarlo padre, però, è praticamente impossibile.

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