Far west in periferia a Milano Clandestino uccide un giovane

Marocchino pregiudicato colpisce al cuore un ragazzo di 18 anni con un cacciavite. E rischia il linciaggio

Far west in periferia a Milano Clandestino uccide un giovane

L a gente che vive a sud di Milano, in particolare in quella zona di osmosi tra due quartieri popolari storici come il Lorenteggio e il Giambellino, lo sa bene. Non solo da queste parti gli strali luccicanti dell'Expo e di tutto ciò che ne è seguito non sono mai arrivati, ma è come se il tempo si fosse fermato al degrado di anni e anni fa. Quindi nulla di strano se da queste parti - tra stranieri irregolari, strade spazzatura e un «sempreverde» mercato dello spaccio di droga - vige la legge della giungla. O se, com'è accaduto intorno alla mezzanotte della sera tra sabato e domenica, un muratore 18enne di origine egiziana, ma nato a Milano, è morto per mano di un immigrato marocchino pluripregiudicato e clandestino di 52 anni che gli ha conficcato per ben due volte un cacciavite nel cuore. Una vita spezzata e buttata via nel giro di pochi attimi come fosse carta straccia. E, quel che è peggio, per i soliti assurdi «futili motivi», come li definiscono ormai da tempo le forze dell'ordine. Ragioni nonsense che nel caso specifico si riassumono così: il giovane, uscito da un bar all'angolo tra via Inganni e piazza Tirana, avrebbe chiesto al marocchino di alzarsi dal «suo» posto che il malvivente nordafricano aveva occupato, a suo dire, in maniera indebita, durante la momentanea assenza del ragazzo. E l'altro, che aveva bevuto molto, ha reagito con violenza e, con un cacciavite che aveva in tasca (un'arma che, al momento, non è ancora stata ritrovata) lo ha ammazzato.

Una tragedia che si sarebbe potuta tranquillamente evitare se alcol e forse droga non avessero minato il temperamento del marocchino. La vittima, subito soccorsa dal 118 e portata in condizioni gravissime all'ospedale San Paolo, è morta poco dopo l'arrivo al pronto soccorso. Si chiamava Roberto Farouk Samir Halim, nordafricano di seconda generazione, incensurato e che parlava perfettamente la nostra lingua.

Il suo assassino, Mostafa El Gatnaoui, in Italia da oltre vent'anni e balordo piuttosto «conosciuto» dalle forze dell'ordine, ha provato a scappare, ma è stato bloccato dagli amici della vittima, che lo hanno trattenuto fino all'arrivo dei carabinieri. In particolare un ragazzo, amico del giovane egiziano ucciso, ha spiegato di averlo bloccato sul marciapiede, accanto alle strisce pedonali, fino all'arrivo dei militari. Che, giunti sul posto con molte pattuglie (era l'ora del cambio di turno di lavoro) infatti hanno portato via immediatamente il clandestino, salvandogli la vita. Nel frattempo, infatti, il marocchino - già picchiato da altri conoscenti del giovane, che avevano dovuto assistere impotenti e in diretta all'omicidio del loro amico - ha rischiato il linciaggio da parte degli avventori del bar. Che, da una parte volevano evitare che scappasse, ma dall'altra desideravano anche dargli una lezione.

La piazza intanto si è riempita di gente scesa dai palazzi circostanti, desiderosa di comprendere la ragione di quanto stava accadendo. Persone che anche ieri mattina hanno affollato la zona per parlare con i cronisti, raccontare la tragedia a cui avevano assistito e lamentarsi dell'Amministrazione comunale milanese i cui rappresentanti, a loro dire, si farebbero vedere in zona solo ed esclusivamente nel periodo pre elettorale per poi scomparire.

Il fine settimana, però, è stato funestato da altri gravi fatti.

Ieri mattina, infatti, un nigeriano di 23 anni, pure lui clandestino, è stato arrestato dai carabinieri di Sesto San Giovanni per violenza sessuale e atti sessuali con minorenne. Il giovane, sul treno Lecco-Milano, ha aggredito palpeggiandole nelle parti intime, quattro donne di età compresa tra i 35 e i 49 anni e una ragazzina di 13 anni, figlia di una di loro. Ora è in carcere a Monza.

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