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Il fastidio nel governo per le "picconate" di Conte a Draghi

Gli attacchi di Conte al premier Draghi hanno stupito e infastidito alcuni uomini di governo. All'orizzonte c'è un appuntamento che farà salire ancora di più le tensioni

Il fastidio nel governo per le "picconate" di Conte a Draghi

Stupore e fastidio: sono queste le due sensazioni che primeggiano all'interno del governo, i cui principali esponenti non hanno di certo apprezzato le ultime uscite con cui Giuseppe Conte ha "picconato" il premier Mario Draghi. Una serie di dichiarazioni pubbliche che hanno messo nel mirino il presidente del Consiglio e che hanno provocato irritazione tra le fila dell'esecutivo. Tra gli uomini di governo non si aspettavano un atteggiamento del genere, accompagnato da frasi al veleno e tesi fortissime che non sono affatto piaciute ai fedelissimi del premier.

Le reazioni

Il leader del Movimento 5 Stelle non ha nascosto la propria distanza dalla linea del presidente Draghi in merito al sostegno all'Ucraina attraverso le armi: Conte invita a riflettere in tal senso, giudicando sufficiente il supporto militare garantito fino a questo momento. Ma c'è di più: non è stato gradito soprattutto il concetto secondo cui il governo "non ha un mandato politico" e dunque non può pensare di andare "avanti da sè".

I grillini chiedono dunque un aggiornamento sullo stato del conflitto militare, un passaggio con un voto e con un relativo atto di indirizzo parlamentare. Si diffondono sempre di più le voci di un possibile strappo da parte del M5S, che continua a sfilarsi dal governo. Eppure lo stesso Conte ha voluto chiarire di non volere la crisi, aggiungendo anzi che sta lavorando "per rafforzare ancora di più" il premier Draghi.

Parole colte con un velo di ironia. "Boom!", è stato il commento di un ministro riportato dal Corriere della Sera. Una reazione accompagnata da quella del forzista Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione: "Tanto più Draghi è apprezzato a livello internazionale, tanto più il governo è tranquillo e lavora bene". Il leghista Giancarlo Giorgetti, titolare del dicastero dello Sviluppo economico, è convinto che per arrivare alla pace "bisogna convincere chi ha aggredito a smettere di aggredire".

Tensione alle stelle

Al momento da Palazzo Chigi non sono giunte repliche ufficiali, anche perché nell'entourage del presidente del Consiglio non si vuole dare voce all'insofferenza nei confronti di "attacchi dal sapore elettorale". Gli animi però sono destinati a scaldarsi ulteriormente nei prossimi giorni, in occasione di un possibile quarto decreto sull'invio di armi all'Ucraina che potrebbe incassare il "no" del Movimento 5 Stelle.

"Abbiamo già dato. Ora l'Italia deve essere in prima linea sulla pace. Credo che ci sia una concentrazione di armamenti in Ucraina sufficiente", ha avvertito Conte. Si tratta di un fronte che spacca anche l'asse giallorosso.

Il segretario del Partito democratico Enrico Letta dice a gran voce di non avere "nessuna paura" di un eventuale voto in Parlamento, ma sottolinea che l'Aula si è già espressa per "un percorso chiaro e netto che ha trovato un consenso largo".

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