In effetti, era uno scoop. Anzi, era un'arma perfetta contro Nello Musumeci, funzionale alla linea del Fatto quotidiano. L'ex ministro Calogero Mannino, big della Dc della Prima repubblica, uomo garbato e signorile nel linguaggio da sempre, che non le mandava a dire usando espressioni colorite del tipo: «In Sicilia anche i peti hanno sempre avuto una valenza nazionale». Oppure, a proposito di Musumeci: «Un vecchio arnese della politica, un fascista, e io coi fascisti ci facevo sempre a botte». Eppure eccolo lì, nero su bianco, a pagina 5 del Fatto, il Mannino che non ti aspetti. Sparato in prima pagina, certo perché un Calogero Mannino che tuona contro gli «impresentabili» in lista di Musumeci, il tema su cui se le stanno suonando i candidati siciliani, mica lo trovi tutti i giorni. E quindi richiamo, forte: «In Sicilia Musumeci gli impresentabili li conosce uno a uno». Possibile? Possibile sì. Anzi, contrordine, no. Perché il cronista del Fatto ha intervistato sì un politico di nome Mannino, classe 1939, ex parlamentare siciliano. Ma non Calogero, l'ex ministro democristiano. Bensì Nino, Nino Mannino, ex onorevole del vecchio Pci, uno dei volti storici non della Balena bianca ma della sinistra palermitana.
Uno scivolone. Un brutto scivolone che ieri ha fatto il giro del web, soprattutto dopo che Calogero Mannino ha smentito con una nota a metà tra l'arrabbiato e l'ironico dettata all'Ansa: «Il Fatto quotidiano - scrive l'ex parlamentare Dc - nell'edizione odierna (ieri per chi legge, ndr) pubblica un'intervista a firma Luca De Carolis che mi viene attribuita. Smentisco di avere mai parlato con il giornalista e di avere mai rilasciato l'intervista pubblicata. Suppongo - aggiunge - che sia un equivoco e che De Carolis e la direzione del Fatto potranno immediatamente chiarire. L'equivoco è alquanto surreale». Un paio di controlli ed ecco svelato l'arcano. Il Mannino intervistato era l'ex Pci Nino, che sempre all'Ansa ha confermato di avere parlato al telefono con un giornalista del Fatto quotidiano che gli aveva chiesto un commento sulle prossime elezioni regionali in Sicilia. Di più il vero Mannino, ma l'ex ministro, non vuol dire. Contattato dal Giornale annuncia che chiederà i danni al quotidiano diretto da Marco Travaglio.
Colpa dell'intervista telefonica. E di un'omonimia parziale. La stonatura, però, era evidente. E linguaggio a parte c'era anche più di qualche indizio. Intanto l'orientamento politico. Immaginate l'ex ministro Mannino, processato per collusioni mafiose e sempre assolto, che come governatore tifa per il candidato della Sinistra giustizialista Claudio Fava? Via, quello sì che era uno scoop. Come lo era un Calogero Mannino che parla male di Berlusconi. Inoltre l'intervistato racconta la sua esperienza di sindaco di Carini. E l'ex ministro Dc non lo è mai stato.
La figuraccia del Fatto è rimbalzata sui social, con gli inevitabili sfottò. Non è neppure la prima volta che il Fatto incorre in un simile incidente, chiamiamolo così. Nel 2015 è passato alla storia un errore molto simile commesso con l'allora questore Pd della Camera dei deputati Paolo Fontanelli. Il giornalista sbagliò numero e intervistò, credendo di parlare con Fontanelli, un'altra persona. Ricevendo a proposito dell'abolizione dei vitalizi, era questo l'argomento dell'articolo, risposte tipo: «Non leggo i giornali, non ne so niente», o «non mi interessano a me ste' cose».
Oppure ancora un secco «non ho tempo da perdere». Il quotidiano si scusò, anche se non rivelò il nome del vero intervistato. Ora l'errore bis. Su Twitter l'autore dell'intervista, Luca De Carolis, ironizza: «Ora comprendo meglio Pirandello».
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