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Il fattore Lgbt: forte nei salotti, zero nelle urne

Le liste che inneggiano alla famiglia tradizionale e ai diritti omosex fanno flop. Adinolfi da record: nemmeno un voto

Il fattore Lgbt: forte nei salotti, zero nelle urne

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Quanto conta la tematica LGBTQ+ (scusate ma non mi ricordo mai le altre lettere, penso diventeranno infinite) nei salotti televisivi e letterari, nei ritrovi radical-chicchissimi? Molto, non si parla d'altro. Quanto conta politicamente? Niente. Lo si è visto in queste elezioni tristissime, per esempio con il candidato del Partito Gay che prende 76 voti contro il sindaco uscente (e fa ricorso perché la lista vincente «non ha rispettato le quote di genere», che si aggiungono alle quote rosa, oggi è tutta una quota, tra poco ci saranno anche le quote per i disabili e quelle per gli allergici alle arachidi, tutto tranne le quote per la competenza, che dovrebbe essere l'unica a contare).

Viceversa, altra faccia della stessa medaglia: quanto conta la tematica della famiglia tradizionale, cattolica (praticante, non praticante, non sono pratico), che lotta contro i diritti LGBTQ+? Ugualmente niente, lo si è visto per esempio con Mario Adinolfi, onnipresente in televisione, che a Ventotene ha preso letteralmente zero voti (non aveva neppure una zia di Ventotene per votarlo, incredibile).

Il punto è che alle famiglie, etero o gay che siano, interessa altro, non fare guerra alle famiglie diverse, ma essere amministrate bene. Insomma, dell'argomento LGBTQ+ vs famiglia tradizionale non frega un tubo a nessuno. Anche perché io li vedo tutti infervorarsi in televisione, ma non ho mai conosciuto nessuno che stia lì a pensare di votare Tizio perché vuole la famiglia tradizionale o Caio perché vuole la famiglia non tradizionale LGBTQ+, in linea di massima le persone si fanno i cavoli loro cercando di non romperli agli altri e guardano al sodo, mica siamo in un paese islamico.

Cosa succederà alle politiche? Per quanto mi riguarda sarebbe auspicabile che i politici liberali, di destra o sinistra, cominciassero a lasciar perdere gli slogan comunitari (che sanno troppo di collettivismo e corporativismo, brutta storia), e cominciassero a pensare agli individui, perché solo tutelando le libertà degli individui dall'invasione dello Stato si tutela la società moderna.

Tranne quando, per dirne una, lo Stato entra per indurre una nazione a vaccinarsi durante una pandemia (ma anche lì, sempre per tutelare l'individuo, non l'opinione antiscientifica del novax). Sempre che, quando avverranno queste elezioni senza retorica e slogan da striscione (in questo guazzabuglio italiano dove da decenni non riusciamo a fare una legge elettorale), si riesca a capire qualcosa di chi vuole fare cosa e per chi per rendere la vita e l'economia migliore per tutti

, altro che tradizionalisti contro LGBTQ+.

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