Politica estera

Fbi, fuoco amico su Biden. E il Gop prepara il rilancio

Attacchi Dem. La portavoce: "Si candida". I Repubblicani si organizzano. Casa Bianca, nuovo capo dello staff

Fbi, fuoco amico su Biden. E il Gop prepara il rilancio

La perquisizione dell'Fbi nella casa in Delaware di Joe Biden e la scoperta di un altro materiale classificato peggiorano le ricadute politiche della vicenda e rischiano di compromettere la solidità della sua amministrazione. Non a caso, ieri, la portavoce del presidente, Karine-Jean Pierre, ha voluto ribadire che Biden intende ricandidarsi alle presidenziali del 2024. I repubblicani tengono gli occhi puntati sul comportamento del dipartimento di Giustizia, soprattutto in relazione a quello avuto con l'ex presidente Donald Trump per le carte top secret portate a Mar-a-Lago. Al di là dell'esigua quantità di nuovi documenti trovati nella residenza del comandante in capo a Wilmington, questa è la quarta scoperta di file governativi impropriamente conservati da Biden in soli tre mesi.

I suoi avvocati con la linea della totale collaborazione sperano di redimerlo e con l'atteggiamento di disponibilità e trasparenza puntano a distinguere l'inquilino della Casa Bianca da ritrosia e bugie del predecessore. Eppure il fatto che gli agenti dell'Fbi perquisiscano la residenza privata di un presidente in carica rimane straordinaria e provoca nuove domande sul perché Biden avesse ancora informazioni riservate di quando era vicepresidente, su come il materiale sia finito nella sua casa, e se sia rimasto al sicuro da occhi indiscreti.

Le nuove scoperte hanno scatenato alcune aspre critiche anche tra i democratici, e la gestione della controversia da parte di Pennsylvania Avenue sta distraendo l'attenzione da un periodo di successi politici per il presidente. «Quando informazioni di questo tipo vengono trovate, ciò diminuisce la statura di qualsiasi persona che ne sia in possesso - ha commentato il capogruppo della maggioranza dem al Senato Dick Durbin - Il funzionario eletto ha la responsabilità ultima». Sebbene si possano intravedere distinzioni legali tra il caso di Biden e quello di Trump, molti elettori potrebbero percepire che entrambi hanno conservato materiale classificato. E se soltanto il tycoon venisse perseguito, ad esempio per ostruzione della giustizia, le ricadute politiche potrebbero essere enormi. Peraltro, anche se qualche giorno fa Biden ha provato a sminuire la portata dello scandalo rivendicando di «non essere pentito» di nulla e che «non c'è nessun caso», resta il sospetto che la Casa Bianca abbia di proposito lasciato passare due mesi tra la prima scoperta del dipartimento di Giustizia e la diffusione della notizia per non compromettere le elezioni di Midterm. Ecco perché, dopo le dimissioni annunciate dal capo dello staff di Biden, Ron Klain, subito dopo la bufera, il presidente corre ai ripari. Secondo i media americani, Biden ha già scelto Jeff Zients, ex zar per la risposta della sua Casa Bianca all'emergenza Covid, come nuovo capo dello staff.

La questione del materiale classificato è un vulnus per il presidente come lo è stato per Trump. Il tutto mentre a destra il parterre dei potenziali candidati sembra pronto ad arricchirsi di altri nomi di spicco, tra cui l'ex vicepresidente Mike Pence e l'ex ambasciatrice all'Onu Nikki Haley. Il primo ha già effettuato diversi blitz in South Carolina, dove punta a conquistare il fondamentale elettorato evangelico.

Mentre Haley, la quale nel 2021 aveva detto che non si sarebbe candidata alle presidenziali se Trump avesse deciso di correre, ora pare aver cambiato rotta: «Molto è cambiato», ha risposto riferendosi ai problemi economici del paese, e precisando che sente di poter far parte di un necessario «cambio generazionale».

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