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Fbi grazia la Clinton sulle mail. Ira Trump: "Sistema corrotto"

Tensione alle stelle alla vigilia del voto, scontro sulla «assoluzione». Allarme attentato: paura per il tycoon

Fbi grazia la Clinton sulle mail. Ira Trump: "Sistema corrotto"

New York - È senza respiro il rush finale che domani porterà all'elezione del presidente americano: Hillary Clinton e Donald Trump sono impegnati in un tour de force negli stati in bilico da un lato all'altro del Paese per assicurarsi fino all'ultimo voto tra gli indecisi. Ma la vera bomba della vigilia elettorale arriva ancora una volta dal direttore dell'Fbi, James Comey, che in una nuova lettera al Congresso certifica: l'indagine sulle email della Clinton è chiusa. I messaggi sono stati esaminati e non c'è traccia di reati - spiega - per cui non ci sarà nessuna richiesta di incriminazione dell'ex segretario di stato. «Valgono le stesse conclusioni del luglio scorso», afferma Comey.

Una manna dal cielo per Hillary e un colpo durissimo per Trump, protagonista di una rimonta mozzafiato proprio dopo la riapertura dell'inchiesta. La Clinton tira un enorme sospiro di sollievo, si dice «soddisfatta» mentre The Donald attacca durissimo: «La Clinton è protetta da un sistema corrotto e lei è perfetta per questo sistema. Ma alla fine sarà incriminata». Tensione alle stelle in quella che è stata definita la peggiore campagna elettorale della storia, tanto che sabato sera durante un comizio a Reno, in Nevada, Trump è stato portato via all'improvviso dagli agenti della sicurezza per il timore di un attacco nei suoi confronti. L'allarme è scattato quando qualcuno in sala ha urlato «gun», pistola, ma in seguito i Secret Service hanno smentito che ci fosse una persona armata: si trattava soltanto di un giovane contestatore che ha alzato un cartello contro il candidato Gop ed è stato aggredito dai suoi sostenitori. Passati alcuni minuti, comunque, il re del mattone è tornato sul palco affermando: «Non ci fermeranno mai».

Oltre la decisione dell'Fbi, che per Trump potrebbe rappresentare il colpo del ko, un'altra buona notizia per Hillary arriva da alcuni sondaggi che rilevano un aumento del suo vantaggio. Per Abc/Washington Post il distacco su Trump è ora di cinque punti (48% a 43%), che si riducono a quattro per Wall Street Journal/Nbc, con il 44% contro il 40%. Mentre per Politico/Morning Consult è a +3: 45% a 42%. Per la prima volta, però, la candidata dell'Asinello è scesa sotto la soglia dei 270 grandi elettori necessari per conquistare la Casa Bianca nella proiezione della Cnn. E The Donald, forte della rimonta che lo ha riportato testa a testa con l'avversaria nei principali stati chiave, tenta l'arrembaggio in alcuni dei feudi democratici. Se sabato il miliardario newyorkese ha incontrato in meno di dodici ore gli elettori di quattro stati, ieri si è dedicato alla zona del Midwest facendo tappa in Iowa, Minnesota, Michigan, Pennsylvania e Virginia. Il primo degli stati «blu» che Trump punta a conquistare è il New Hampshire, dove secondo la media dei sondaggi di RealClearPolitics è in vantaggio per due punti percentuali (44% contro 42%). E in Michigan, che pareva solidamente in mano alla Clinton, ora la corsa è serrata: proprio lì effettuerà l'ultimo blitz questa sera, a Grand Rapids, stessa città dove oggi sarà anche la rivale. Ma nello stato durante il fine settimana Hillary ha schierato pure il marito Bill e il presidente Barack Obama.

Anche la mappa politica del Washington Post mostra uno spostamento verso il tycoon, con l'ex segretario di stato che potrebbe perdere alcuni degli stati a lungo considerati il suo «muro di sicurezza», dove sembrava inattaccabile. L'ex first lady, però, ha più margini di errore: a Trump basterebbe perdere la Florida (e i suoi 29 grandi elettori) per essere spacciato. Proprio nel Sunshine State gli ultimi dati sull'affluenza indicano che nel weekend un'ondata di elettori ispanici si è recata alle urne per l'early voting, il voto anticipato. Notizia che fa sorridere la Clinton e ne aumenta le speranze di vittoria in Florida, nulla però a che vedere con il boom del 2008, quando latini e afroamericani si recarono in massa a votare per Obama.

D'altra parte, però, il Wp segnala anche il passaggio di Arizona e Ohio da stati «toss up», ovvero contesi, a «lean republican», ossia tendenzialmente repubblicani.

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