Milano - Per risolvere tutti i problemi della scuola italiana ci mancava solo una nuova materia: Educazione civica al digitale. Gli sponsor politici dell'imperdibile new entry didattica sono la ministra dell'Istruzione, Valeria Fedeli, e la presidente della Camera, Laura Boldrini. «Il progetto sarà operativo dal 31 ottobre con apposite attività nelle scuole», ha ricordato Fedeli, ospite a Milano del Prix Italia Rai, tutto votato quest'anno al tema delle fake news.
Una tre giorni dedicata alle «bufale», ma guai a chiamarle così perché il presidente della Rai, Monica Maggioni, si offende («bufala è un termine che fa simpatia, bisogna invece chiamarle per quelle che realmente sono: falsità»).
Un argomento - questo delle fake news - in cui la ministra Fedeli risulta particolarmente ferrata anche per - diciamo così - ragioni personali. Basti pensare alla sua clamorosa auto-fake news riguardo all'inesistente «diploma di laurea in Scienze sociali» che proprio lei inserì nel curriculum quando divenne autorevole membro del governo Gentiloni. Una «leggerezza» la definì Valeria Fedeli, costretta alle pubbliche scuse dopo che la «leggerezza» fu smascherata dai giornalisti; è da allora che le fake news si possono chiamare anche «leggerezze».
Ma ora la ministra dell'Istruzione, insieme con la Boldrini (anche lei con la fissa delle «bufale», tanto dal finanziare con i soldi pubblici una schiera di presunti web-esperti che dovrebbero pescare le bugie che navigano nel mare magnum della rete, ndr) hanno deciso emendare studenti e professori dal rischio di rimanere prigionieri delle falsità di internet.
Scopo lodevole, salvo poi scoprire che per la premiata ditta Fedeli&Boldrini diventano automaticamente «falsità» le notizie e i siti non omologati al pensiero unico buonista di cui le due illustri esponenti politiche sono portatrici. La Fedeli lo dice a chiare lettere: «Abbiamo bisogno nelle scuole di un'educazione mirata a favore dell'inclusione».
Ma «inclusione» di chi? «Di tutti i soggetti discriminati in quanto espressioni di minoranze vittime di campagne di odio», replica la ministra. E da chi sarebbero formate queste «minoranze discriminate»?
La Fedeli e la Boldrini si riferiscono ovviamente ai loro due cavalli di battaglia: soggetti gender ed immigrati. Chiunque sul web si permette di avanzare dubbi sull'opportunità della politica dell'accoglienza e della pansessualità viene bollato dalla Fedeli come una «fonte non certificata» e quindi da bollate come portatore insano del virus fake.
Ma l'aspetto incredibilmente paradossale a cui abbiamo assistito ieri nella giornata conclusiva del Prix Italia è che sia la presidente della Rai, Monica Maggioni, sia la ministra dell'Istruzione, Valeria Fedeli, per avvalorare la loro campagna contro le fake mediatiche, si sono fatte supportate proprio da un sito specializzato in bufale dal nome lercio.it: nome che è tutto un programma.
Augusto e Francesco, inventori del sito «lercesco», hanno intrattenuto il pubblico con una mitragliata di battute che avrebbero dovuto divertire, ma hanno solo rattristato l'uditorio.Un esempio? «La Basilicata sfida il Molise: Esistiamo meno di voi!». Hanno riso solo in due. Il loro nomi? Monica Maggioni e Valeria Fedeli.
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