Occhi puntati (senza grande suspense) sul Friuli Venezia Giulia, dove domenica si vota per governatore e Consiglio regionale. Il centrodestra sente la vittoria in tasca, tanto che domani la premier Giorgia Meloni sarà a Udine per partecipare alla manifestazione di chiusura della campagna elettorale del presidente uscente, Massimiliano Fedriga, insieme al segretario della Lega Matteo Salvini e al coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani. L'occasione per dare un'immagine di unità della maggioranza, con la certezza che lunedì si potrà celebrare un successo nelle urne, dopo quelli di Lazio e Lombardia. «L'unico dubbio è con quale percentuale vincerà Fedriga: più vicina al 60 o al 70%?», chiosa un ministro meloniano.
Sul fronte opposto, nessuna foto di gruppo: Pd e Cinque Stelle vanno alleati al voto (ma il candidato governatore non è dem né grillino, è l'autonomista friulano Massimo Moretuzzo) ma si guardano bene dal farsi vedere insieme. Giuseppe Conte si è totalmente defilato, per evitare di mettere la faccia sull'ennesima batosta (i sondaggi danno M5s in netto calo), mentre Elly Schlein sarà oggi e domani in Friuli, tra Udine e Trieste, ma per conto proprio. Per la neo-segretaria dem si tratta della prima prova elettorale, e con ogni probabilità le toccherà commentare una sconfitta. I suoi fanno notare che candidato, alleanza e campagna elettorale sono stati definiti e organizzati ben prima della sua ascesa, quindi sono da attribuire alla «precedente gestione». L'accordo fu infatti cucinato nel dicembre scorso dalla ormai ex capogruppo, la friulana Debora Serracchiani, insieme all'ex ministro grillino Stefano Patuanelli, che voleva evitare di essere obbligato dai suoi a candidarsi (schiantandosi) e che ora punta ad aggiudicarsi la poltrona di capogruppo in Senato, spedendo Barbara Floridia sulla poltrona di presidente della commissione di vigilanza sulla Rai.
Ma il Nazareno spera se non altro in un «effetto Schlein» sul voto di lista del Pd: l'arrivo della nuova leader ha rianimato i sondaggi nazionali, e potrebbe avere un effetto tonico anche in regione. A tutto danno degli alleati 5 Stelle: non a caso Conte sta lavorando per boicottare gli accordi con il Pd nelle città in cui si voterà a maggio, nella speranza di tarpare subito le ali alla nuova leadership. I dem dovranno però fare i conti con il terzo incomodo Alessandro Maran, candidato governatore per il polo renzian-calendiano, già parlamentare Pd di area liberal per diverse legislature. «Il nostro paese - spiega - ha urgente bisogno di uno spazio alternativo ai due populismi di destra e di sinistra, anche se costruirlo non è certo facile». Ma bisogna «correre il rischio» perché «il fronte progressista, così come è combinato, non vincerà mai: come si fa a non vedere che la virata a sinistra del Pd rappresenta la miglior garanzia per la destra al governo?»
Anche sul fronte del centrodestra ogni partito (dietro la foto di gruppo) attende con ansia l'esito delle urne per fare i conti interni alla coalizione.
Non è certo un mistero che il governatore uscente (e con ogni probabilità rientrante) Massimiliano Fedriga sia il principale antagonista interno di Matteo Salvini, e la Lega rischia di essere fortemente penalizzata dal risultato della lista personale del presidente, nella quale si sono candidati anche esponenti di punta del Carroccio regionale.
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