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Il ferito querela Pozzolo: "È stato lui"

La versione di Campana inconciliabile con quella dell'onorevole. Parte l'inchiesta per lesioni

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Il punto di non ritorno nel giallo di Capodanno arriva ieri mattina, quando un giovanotto con le stampelle sale al terzo piano del Palazzo di giustizia di Biella e va a sedersi nella stanza 72, davanti al pubblico ministero Paola Ranieri. L'uomo è Luca Campana, l'elettricista 31enne colpito da un colpo di pistola al termine del veglione cui partecipava il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Corsaro viene interrogato a lungo, e ribadisce la sua versione dei fatti: al momento dello sparo, dice, la pistola era nelle mani dell'onorevole Emanuele Pozzolo, il parlamentare di Fratelli d'Italia che si era presentato poco prima per i brindisi finali del veglione. Per questo, alla fine dell'interrogatorio, Campana firma la denuncia-querela nei confronti del parlamentare di Vercelli.

Campana depone come testimone, dopo essere stato avvisato delle conseguenze di eventuali bugie. E la sua è una versione diametralmente opposta a quella fornita finora da Pozzolo, che già a botta calda aveva detto ai cronisti «non sono stato io a sparare» e che poi, secondo alcuni resoconti non ufficiali, aveva spiegato ai carabinieri che il colpo era partito dalla sua calibro 22 proprio mentra era nelle mani di Campana, che l'aveva raccolta dal pavimento. Ma se le due ricostruzioni inconciliabili erano finora rimaste affidate alle indiscrezioni giornalistiche, con la sua testimonianza e con la querela Campana si assume ufficialmente la responsabilità di accusare Pozzolo.

Nei giorni scorsi il ferito era apparso esitante sulla scelta di denunciare il parlamentare «decideremo con calma, abbiamo sessanta giorni di tempo», aveva fatto sapere il suo avvocato. Ieri Campana rompe gli indugi. Finora, spiega in una intervista al sito del Corriere, a bloccarlo era la differenza di status, «io sono un semplice operaio e lui invece un politico». Ma il fatto di trovarsi indicato da Pozzolo come l'autore dello sparo lo ha convinto a rompere gli indugi. Non ci sta, Campana, a passare per quello che si è sparato da solo. «Sono arrabbiato per quello che è stato detto sinora - spiega l'elettricista - capisco che è stato un fatto accidentale, mi basta che ci si prendano le proprie responsabilità».

La denuncia firmata dall'artigiano contro Pozzolo ha un effetto immediato: consente alla procura di Biella di contestare formalmente al deputato il reato di lesioni colpose che (vista l'esiguità della prognosi) può essere perseguito solo a querela di parte. E mette in qualche modo Pozzolo in un angolo, costretto - se insiste nella sua versione dei fatti - a sperare in un esito favorevole dello stub, il tampone che rileva i resti di polvere da sparo, cui si è sottoposto dopo alcune esitazioni. Se sulle mani o sugli abiti del deputato venissero trovate tracce di polvere, il suo racconto fatto finora diventerebbe difficilmente sostenibile.

Nell'attesa - si spera breve - che dai carabinieri del Ris arrivi il responso del tampone, la Procura sta cercando di incamerare quante più testimonianze possibili non solo sugli attimi dello sparo ma anche sulle ore precedente: chi ha organizzato il veglione alla Pro Loco di Rosazza, chi ha fatto la lista degli invitati, chi ha deciso di allargare l'invito ai parenti degli agenti di scorta del sottosegretario Delmastro.

Anche sul numero degli «angeli custodi» in servizio quella sera non c'è chiarezza, inizialmente si era parlato di due agenti, ma la scorta del sottosegretario è stata recentemente rafforzata, ne farebbero parte almeno cinque uomini, tutti della polizia penitenziaria, e ognuno di loro potrebbe avere avuto l'autorizzazione a farsi raggiungere dai parenti: come è accaduto al povero Campana, compagno della figlia di uno degli agenti.

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