Ferrara-Brunetta il derby colto dei narcisi azzurri

Narciso si perdette perché si innamorò della sua stessa immagine riflessa nell'acqua, e cadde nel fiume in cui si specchiava. Avesse avuto di fronte qualcuno simile a lui, lo avrebbe aggredito: per invidia, per volontà di predominio, per affermazione del proprio Ego.

Fatta la tara della bellezza, e passando (...)

(...) dall'Olimpo del mito alla retorica della politica, il confronto fra Giuliano Ferrara e Renato Brunetta iniziato ieri mattina sul Corriere della Sera e finito su Dagospia , passando per agenzie e social network , ha la nobiltà guerriera dell' epos e la trivialità sanguigna del giornalismo. Narcisi, intellettualmente snob, sottilmente machiavellici, Ferrara e Brunetta sfoderano le medesime armi dialettiche, in una battaglia verbale che è una partita a scacchi, il gioco più feroce e più vicino alla politica che c'è.

E così succede che Giuliano Ferrara, in un'intervista al Corriere , facendo il proprio mestiere di intellettuale contro tutti e di provocatore fine a se stesso, dispensi giudizi, su Matteo Salvini (buono per attaccare i manifesti) e su Silvio Berlusconi, paragonato - si parva licet - a Kim Il Sung, il Padre della Patria e il nonno dell'attuale despota della Corea del Nord. Un'uscita maramalda e grottescamente vicina al vero, che però - piacendo troppo a troppi - non può piacere a Renato Brunetta. Che, secondo a nessuno nel dare lezioni, risponde da narciso a narciso al direttore del Foglio , con una letterina mielosamente velenosa a Dagospia . L'ex ministro esordisce esibendosi così: «Ferrara resta il genio che ha sempre dimostrato di essere. Gli piace esibirsi dovunque, e a richiesta, fa il fenomeno che invece della testa ha la lampada di Aladino. La sfreghi e appaiono meraviglie. In realtà appare il teatrino della sua immaginazione di Narciso». E poi, passando al paragone con Kim Il Sung, Brunetta commenta che «la descrizione che l'Elefantino fa di Berlusconi coincide con il suo antico sogno di comunista, il Grande Padre, che tutto dispensa, non sono più io che vivo, ma è Stalin che vive con me».

Infine un aneddoto, quello del presidente degli Stati Uniti Lyndon Johnson che un giorno si rivolse al suo consigliere economico John Kennet Galbraith facendogli notare che un discorso di economia è come pisciarsi sulle gambe: chi lo fa si sente bello caldo, ma tutti gli altri no. «A dire la verità - conclude Brunetta, con quella volgarità colta che piace a Ferrara - non ti facevo così vecchio, ma un Nobel della pisciata calda lo meriteresti senz'altro». In serata, alla Zanzara , Ferrara, parlando di Renzi come l'erede di Berlusconi, aggiunge perfido: «Però non diciamo che lo vede come un figlio politico, che Brunetta se la prende». Match pari.

Gran consiglieri che dispensano consigli a tutti, non accettandoli da alcuno, simpaticamente insopportabili e

verbalmente incontinenti, Ferrara e Brunetta sono identici, e ideologicamente simmetrici. Stanno uno alla destra e uno alla sinistra del Cavaliere, duellando tra loro, per il piacere di Lui. Che, fra i tre, è anche il più narciso.

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