"Non si fa integrazione lasciando a casa i ragazzi"

Il ministro sul caso di Pioltello: "Chiusura contro le regole. Accuse strumentali"

"Non si fa integrazione lasciando a casa i ragazzi"
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Ministro Valditara, sulla chiusura per Ramadan della scuola di Pioltello tutti hanno detto la loro. Genitori e docenti hanno difeso la decisione di sospendere le lezioni e perfino la Curia ha definito legittima la scelta.

«La legittimità delle decisioni si giudica in base al rispetto delle regole che pone l'ordinamento. La Regione Lombardia consente tre giorni di deroga al calendario scolastico regionale. Gli ispettori e l'ufficio scolastico lombardo hanno accertato che il provvedimento di sospensione delle lezioni assunto dalla scuola di Pioltello non era motivato e che la sospensione delle lezioni è stata concessa 4 giorni, cioè un giorno in più rispetto al consentito. Alla luce di questi rilievi, l'ufficio scolastico ha invitato in autotutela ad annullare la delibera».

Quindi una questione di regole?

«Sì, non è violazione dell'autonomia scolastica. Ci sono regole sulle festività e sui giorni del calendario scolastico e vanno rispettate. Qualsiasi società democratica vive nel rispetto delle regole».

Altrimenti?

«Altrimenti regnerebbe il caos. La legge chiarisce che non spetta all'autonomia delle scuole fissare nuove festività».

Quando però in ballo c'è una festività islamica, è un attimo fraintendere.

«Mettiamolo bene in chiaro: non si tratta di discriminare questa o quella religione. Impariamo a misurare le parole, ho sentito accuse offensive».

Il preside ha dichiarato di aver ricevuto insulti e minacce.

«Condanno fermamente qualunque offesa al preside o ai docenti che svolgono oltretutto un eccellente lavoro in una realtà difficile. Chi insulta è un incivile. Detto questo c'è anche chi ha cercato di strumentalizzare l'operato degli uffici del ministero in modo scomposto e indegno».

Cosa dovrebbe fare la scuola di Pioltello?

«Ci sarà un nuovo consiglio di istituto. Una decisione saggia, a mio avviso, sarebbe quella di tenere la scuola aperta e dedicare il 10 aprile all'approfondimento dei temi oggetto di questo dibattito e al confronto tra religioni per sviluppare un dialogo costruttivo. Ecco, questa secondo me sarebbe una reale educazione alla cittadinanza».

Una giornata di integrazione?

«Si fa integrazione più in questo modo che con una giornata di chiusura che, per altro, creerebbe disagio a parecchi genitori che dovrebbero pagare baby sitter o restare a casa dal lavoro perché la scuola chiude».

Il caso Pioltello solleva un altro problema: la presenza di stranieri in aula in una quota superiore al limite del 30%.

«Dobbiamo intervenire per una formazione più equilibrata delle classi e per potenziare la didattica in italiano e matematica per gli studenti stranieri, perché la scuola sia davvero inclusiva».

Altrimenti si resta indietro con i programmi scolastici?

«Altrimenti non si offrono adeguati strumenti formativi per una vera integrazione e i ragazzi che studiano in scuola 'di frontiera' rischiano di perdere un anno scolastico».

Forse è questo il vero nodo da affrontare, più del Ramadan?

«È su questo che noi dobbiamo lavorare, cioè dobbiamo far sì che in ogni scuola si possa garantire una formazione di qualità a tutti i giovani, che siano immigrati o

che siano italiani. È su questo che vorrei che l'opinione pubblica si concentrasse. Dobbiamo aiutare queste scuole ed è per loro che stiamo preparando una nuova linea di interventi di sostegno sull'esempio di Agenda Sud».

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