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Fi vuole salvare le acciaierie: "Rimettiamo lo scudo penale"

Un emendamento per evitare la fuga degli investitori. Tajani: "Coi soldi del sussidio 5S bonifichiamo l'area"

Fi vuole salvare le acciaierie: "Rimettiamo lo scudo penale"

Non c'è tempo da perdere. La marcia indietro di Arcelor-Mittal riguardo al polo siderurgico tarantino costringe a una reazione immediata ed efficace del governo. È questo in sostanza l'appello di Forza Italia che ieri ha annunciato la presentazione di un emendamento al decreto fiscale, attualmente in esame presso la Commissione finanze di Montecitorio, per ripristinare immediatamente lo scudo penale con esplicito riferimento al polo siderurgico ex Ilva. Gli azzurri vogliono mettere il governo con le spalle al muro e ricorrere al «dialogo» parlamentare per evitare il peggio di una vicenda che potrebbe avere pesanti ricadute sul piano occupazionale, economico e sociale della città pugliese.

«La nostra proposta - spiega Mariastella Gelmini, capogruppo alla Camera dei deputati - esclude la responsabilità penale e amministrativa del commissario straordinario, dell'affittuario o dell'acquirente delle acciaierie di Taranto».

«Questo - aggiunge la parlamentare azzurra - in relazione alle condotte poste in essere in attuazione del Piano ambientale». L'emendamento di Forza Italia interviene, d'altronde, sia in merito all'ambito oggettivo dell'esonero da responsabilità, sia in merito all'ambito temporale. Stando al testo che verrà presentato in Commissione finanze, viene proposta la proroga dal 6 settembre 2019 alla scadenza delle singole prescrizioni del Piano ambientale alle quali la condotta sarebbe riconducibile.

D'altronde l'Ilva rappresenta la punta dell'iceberg dell'indifferenza di questo governo nei confronti della politica industriale italiana. «Le scelte dei governi guidati da Giuseppe Conte - commenta il numero due di Forza Italia - rischiano di far chiudere la più grande azienda siderurgica d'Europa. Per una serie di errori, soprattutto dei Cinquestelle, si finisce con il colpire il cuore della produzione italiana. Conte dimostra così di non avere una politica industriale».

Sul ripristino dello scudo penale si è impegnato anche il partito di Giorgia Meloni. Anche Fratelli d'Italia ha infatti depositato un emendamento al dl fisco. «La chiusura dell'ex Ilva - commenta la Meloni - sarebbe un disastro perché costerebbe all'Italia l'1,4% del Pil e migliaia di posti di lavoro. Il futuro dell'Italia non è la decrescita tragica e infelice di Pd e M5S». Fratelli d'Italia propone anche una massiccia operazione di recupero ambientale della zona tarantina con una «imponente forestazione urbana dell'area». Per la quale, sottolinea Antonio Tajani, servirebbe un miliardo di euro che si potrebbe tranquillamente prendere dai fondi per il reddito di cittadinanza».

La ritrovata coalizione di centrodestra, ora unico vero antagonista della maggioranza di governo, chiede che sia Conte e non il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli a riferire oggi in Senato riguardo l'incontro con i vertici di Arcelor-Mittal. «Quel che sta facendo il governo - recita il comunicato congiunto firmato da Anna Maria Bernini (Fi), Massimiliano Romeo (Lega) e Adolfo Urso (Fdi) - è preoccupante. Deve essere il premier Conte a spiegare perché è l'unica persona in grado di garantire l'unità di direzione politica dell'esecutivo». Dietro questa richiesta l'aperta volontà di portare allo scoperto l'azione pilatesca di un premier che sembra non voler avallare le posizioni draconiane dei grillini. «Lo scaricabarile tra i partiti di maggioranza - aggiunge la Gelmini - ci lascia letteralmente allibiti. Qui sono in ballo 15mila posti di lavoro e l'autonomia del nostro Paese nella produzione dell'acciaio. Ci sono delle responsabilità ben precise che devono essere individuate». «I grillini dicono che lo scudo penale siano una scusa - aggiunge Licia Ronzulli (Fi) -.

Se così fosse, questo governo di incapaci ha fornito su un piatto d'argento ad Arcelor Mittal la scusa per andarsene».

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