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Il fuciliere con gli amici: "Non vedo l'ora di tornare a casa"

Il figlio di Girone scrive su Facebook: "2-5-2016 l'incubo finisce". La moglie: "Grazie a chi ci ha dato una mano. Ma ora ridatemi Salvatore"

Il fuciliere con gli amici: "Non vedo l'ora di tornare a casa"

«Evviva! Non vedo l'ora di partire, di tornare in Italia» ha esultato con gli amici, Salvatore Girone, il marò ancora a Delhi, che dovrebbe rientrare in Italia, indiani permettendo. Il suo compagno d'arme e di sventura, Massimiliano Latorre, in patria dallo scorso anno per un ictus, parlerà, forse, oggi. Il 17 dicembre aveva cambiato la copertina delle sua vecchia pagina Facebook con uno sfondo nero in segno di solidarietà con Girone, che dice tutto. Latorre era estroverso e ottimista fin dall'aprile 2012, all'inizio dell'odissea indiana, anche se dietro le sbarre durante i 100 giorni di carcere con l'accusa di aver ucciso due pescatori. I giornalisti li aveva salutati dicendo: «Ci vediamo presto». Non sarà così, purtroppo. Un tempo di compagnia con la battuta o barzelletta pronte, Max o il «messicano», come lo chiamano gli amici, si è incupito sotto il fardello della malattia e dell'amarezza. «Ha problemi di memoria a breve termine e anche con la vista» spiega la compagna Paola Moschetti.

Girone è sempre stato, in questa penosa vicenda, introverso e taciturno. Adesso potrà ricominciare a vivere con la sua famiglia. E mantenere la promessa fatta al figlio Michele, stesso nome del nonno, nel 2013, quando era rientrato dall'India: «Stavolta sono tornato per restare». A patto che l'Italia vinca l'arbitrato. L'allora premier, Mario Monti, rispedì i marò in India. A Salvatore si spezzò il cuore sentendo le urla di Michele quando la Marina venne a prenderlo a casa. Il regalo più bello l'aveva ricevuto proprio dal figlio, l'anno prima, dietro le sbarre in Kerala. Il bambino aveva stampato la sue mani dipinte di blu su un foglio bianco con la scritta «sono pronte ad abbracciarti» per la festa del papà. E ieri proprio Michele su Facebook ha sentenziato: «2-5-2016. L'incubo finisce».

Il vero scudo di Girone, in oltre 4 anni di odissea indiana, è sempre stata la famiglia. Durante le feste papà Michele Girone, mamma Maria, la moglie Giovanna ed i figli Michele e Martina si sono sempre trasferiti in blocco nella capitale indiana. Ed ogni volta si portavano dietro i manicaretti da Torre di Bari, dove Salvatore è cresciuto. Vania, come tutti chiamano la signora Girone, fin dall'inizio ha ripetuto: «Pure io ho fatto il fuciliere di Marina accanto a Salvatore con tre missioni sulle spalle, l'Afghanistan nel 2011 e quest'ultima dell'antipirateria». Il marito l'ha conosciuto a 16 anni e ieri ha ringraziato «le persone che si sono impegnate per questa vicenda. Ora voglio soltanto attendere Salvatore a casa». L'introverso Girone è esploso solo una volta il 2 giugno 2014, festa della Repubblica. Via web, in diretta con i parlamentari italiani dagli «arresti» domiciliari alla nostra ambasciata di Delhi alzò la voce lanciando un j'accuse: «Abbiamo obbedito ad un ordine e siamo ancora qui...».

In India si è diplomato via Skype come perito tecnico all'Istituto Marconi di Bari e poi si è iscritto all'università della Tuscia di Viterbo passando 4 esami. Tifoso del Bari, in serie B, gli piace il gruppo rock alternativo Sblain. Ogni giorno segue su internet le news di Tele Norba, emittente pugliese, per rimanere attaccato alla sua terra. Al suo fianco c'è il fido «sergente Argo», un Golden retriever sua scodinzolante ombra. Lo scorso agosto il marò si è beccato la febbre Dengue, ma gli indiani non lo lasciarono tornare in patria. Adesso potrebbe essere la volta buona.

Da ieri i suoi fan su Facebook scrivono: «Finalmente, anche il secondo leone (del reggimento San Marco) torna a casa».

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