Figliuolo, diktat alle Regioni. "Immunizzate tutti i prof"

Per la ripresa della scuola in sicurezza mancano ancora 215mila docenti. I presidi: "Serve l'obbligo"

Figliuolo, diktat alle Regioni. "Immunizzate tutti i prof"

I presidi auspicano l'obbligo vaccinale per professori e studenti per poter archiviare la Dad, ma per ora il commissario Francesco Paolo Figliuolo tenta una moral suasion sul personale scolastico non ancora vaccinato. L'avvio della scuola in sicurezza non può che partire da qui e andare di passo con l'immunizzazione dei ragazzi sopra i 12 anni.

Per questo il generale spinge le Regioni a fare di più per stanare quei 215mila operatori, docenti e non docenti, sfuggiti all'immunizzazione della categoria. Non perché siano No Vax, assicura Antonello Giannelli, presidente dell'associazione nazionale presidi, ma perché non si sono fidati di AstraZeneca, il vaccino inizialmente riservato a loro, la cui reputazione è stata compromessa da un'altalena di indecisioni e comunicazioni sbagliate. «Si è generato un sentimento di sfiducia rispetto a questo farmaco e credo che giustamente qualcuno abbia esitato», spiega Giannelli. Ma ora ci sono altri vaccini, basta convincere gli scettici. Per questo Figliuolo sollecita i governatori a trovare il modo di colmare il gap che vede alcune Regioni ancora sotto l'80% di copertura (e cinque sotto il 60%), raggiungendo chi non ha ancora aderito alla campagna vaccinale. Come? Coinvolgendo i medici di base e riservando corsie preferenziali presso gli hub vaccinali. C'è anche la ripresa dell'anno scolastico in presenza tra le istanze che il sindacato dei dirigenti scolastici porta in piazza oggi per chiedere un incontro al ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi.

«La socialità è alla base dell'istruzione: il Covid ha già costretto i nostri ragazzi al distanziamento sociale per troppo tempo: basta Dad!», dice Attilio Fratta, presidente nazionale di DirigentiScuola. E anche sui vaccini la linea è tracciata, con la richiesta dell'obbligatorietà per quegli insegnanti che non si sono ancora immunizzati. «Se una persona costituisce un pericolo sociale deve essere allontanata, stesso discorso vale per gli studenti», insiste Fratta, che vuole essere parte attiva nel processo decisionale. Giannelli, invece, sollecita l'istituzione in tempi utili di un tavolo tecnico per discutere dei protocolli di sicurezza e chiede di sapere se gli attuali vaccini coprono dalla variante Delta. Nessuno vuole pensare ad una ripresa con la didattica a distanza. Lo stesso ministro ha assicurato che il governo sta lavorando per evitarlo, ma è un dato di fatto che se le indicazioni del Cts sono quelle di ricominciare le lezioni con mascherine e distanziamento sarà inevitabile, non essendo cambiato molto da settembre a livello di edilizia scolastica e di trasporti pubblici. «Purtroppo sappiamo come è andata lo scorso anno - dice il capo dei presidi al Corriere della Sera - e al momento non ci sono novità su aule, professori, classi numerose. Da cittadino non capisco perché non si dica chiaramente agli studenti che chi è vaccinato può stare a scuola senza mascherina o distanziamento. Qual è il vantaggio di vaccinarsi, altrimenti, se le restrizioni restano le stesse?».

La strada della vaccinazione a tappeto del mondo della scuola è l'unica per farla ripartire senza rischi, soprattutto perché a settembre la Delta sarà predominante. «Gli istituti rimangono luoghi dove può esserci un'amplificazione delle infezioni - sottolinea Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali - proprio per questo dobbiamo fare di tutto per vaccinare gli insegnanti e i ragazzi in questi due mesi, altrimenti sarà dura riaprire in sicurezza».

In classe senza mascherina? Possibile «se gli insegnanti saranno tutti vaccinati e verranno fatti passi avanti in termini logistici», dice Guido Rasi, ex numero uno Ema e consulente del commissario per l'emergenza Covid.

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