Politica

Come in un film horror un po' trash Ma l'uomo di Prada non ha paura

Per i 125 anni Daks in stile british dal film «Quel che resta del giorno»

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Di cosa parliamo quando parliamo di moda? Miuccia Prada non ha dubbi e parla sempre delle inquietudini sociali, di questo nostro mondo rotondo in cui non c'è pace come non ce n'è in questa nostra testa rotonda . Così ieri sera poco prima di far sfilare la collezione uomo del prossimo inverno con una serie di flash femminili di rara bellezza, la grande signora del made in Italy comincia a parlare della delicatezza dell'essere umano contrapposta alla ferocia dei tempi, di quanto attenzione dovremmo dare alle cose semplici e normali della vita mentre invece c'è un senso di paura dominante. «Certo la moda per sua natura è leggera continua per cui ho cercato di affrontare questi temi con leggerezza e sono partita dall'horror trash dei film di serie B». Inevitabile pensare alle pellicole di Lamberto Bava amate anche da Tarantino e invece Lady Prada pensa alla saga di Frankenstein a cominciare da Frankenstein Junior. Poi cita Rocky Horror Picture Show e in effetti gli assurdi pullover coloratissimi con gli spallacci in peluche a contrasto fanno molto Susan Sarandon nei miti panni di Janet Weiss. C'è perfino una precisa citazione ai film su La famiglia Addams: l'iperbolico scollo a V dell'abito di Morticia su un fulminante tubino nero. Il resto sono dei gran bei capi sartoriali per lui prevalentemente neri, portati sul nulla oppure su una camicia con la stessa stampa a rose stilizzate e iper colorate di alcuni abiti di lei. Poi ci sono tanti zainetti su cui c'è appeso di tutto e qualche tocco di punk che non guasta mai. Stupendi i primi cappotti neri come la notte e chiusi in vita da un'altissima cintura di pelle e qui la mente corre a Dracula di Bram Stocker, film elegantissimo. Il legame con la società ci sfugge, ma non dev'essere facile fare discorsi terra terra quando si ha un cervello pesante e pensante. Ci riesce invece benissimo Filippo Scuffi, da dieci anni designer di Daks, marchio inglese che in questi giorni compie 125 anni e li festeggia con una bella collezione co-ed (cioè uomo e donna nella stessa edizione) ispirata dal romanzo «Quel che resta del giorno» da cui James Ivory ha tratto un bellissimo film. Tutto ha un sapore squisitamente british ma fatto in Italia: i pantaloni tra caccia ed equitazione, il cappotto a quadretti glen plaid, i pullover a rombi Argyl in mohair, le giacche da camera e i pigiami che diventano abiti da sera e viceversa. Si resta in Inghilterra con John Richmond, the one and the only, il gentile menestrello dello stile punk rock. Anche lui fa una sfilata co-ed e i suoi piumoni da uomo contrapposti ai miniabiti da donna sono un felice ritorno sulle passerelle di Milano. Che è ridiventata bella, piena di vita, immagini e cultura anche se il popolo internazionale della moda continua a preferirle Parigi e Londra. Per cui è davvero encomiabile oltre che molto ben fatto l'omaggio del riminese Massimo Giorgetti a questa capitale del nord di un paese del sud. «Milano mette il turbo alle idee» conclude poco prima di far sfilare una bella collezione MSGM dedicata alla cultura racing. Imperdibili i giubbotti in pelle con la faccia della Madonnina ricamata a rilievo. Kean Etro fa invece un gran lavoro sulla sostenibilità presentando un piumino di poliestere che ha tirato via dal mare 120 bottiglie di plastica, un cappotto a quadretti gialli in lana riciclata, le camicie in fibra di eucalipto, i jeans nel denim più sostenibile del mondo e l'ironica etichetta fatta dal fondo di un rotolo di carta igienica con il motto «salva le chiappe al pianeta». Ben detto e ben fatto anche da parte di Eleventy per i pullover con trattamento al sale che crea un effetto denim sulla lana senza inquinare. Stupende le giacche da 270 grammi e i golf con fibra che sembra esplosa. Orciani festeggia 40 anni di successi cominciati dalla cintura e oggi lanciati su tutto il mondo della pelletteria.

Anche qui l'attenzione allo stile e all'ecologia è spasmodica.

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