
Onorevole Gabriele Albertini, il Decreto sicurezza è legge. Lo spirito è colpire chiaramente il reato, prima ancora di chi delinque.
«Per capire la mia soddisfazione, dovrei farle leggere l'sms inviato a Giorgia Meloni dopo la sua conferenza stampa di inizio anno».
Faccia leggere.
«Le dicevo che quanto detto sul maresciallo dei carabinieri indagato per eccesso di legittima difesa e da lei proposto al comandante generale dell'Arma per un encomio, mi aveva procurato un orgasmo mentale. Alla mia età una gioia equivalente a quelli fisici, molto rari e quasi dimenticati».
Ben colorito. E Meloni?
«Non posso rivelare la risposta, ma è stata affettuosa».
Fuor di metafora?
«Finalmente un governo che si propone di proteggere le forze dell'ordine. Persone che prestano giuramento allo Stato e che per pochi soldi mettono a disposizione la loro vita per proteggere la nostra».
Prima non era così?
«Non se ne poteva più che fossero angariati e messi sullo stesso piano dei delinquenti. Si sa che le leggi per i nemici si applicano e per i nemici si interpretano; con i magistrati troppo spesso ligi con loro e blandi con chi li aggredisce. Una norma scritta finalmente rimedierà a troppe storture».
La nuova legge le piace.
«Importante, perché è un intervento strutturale. Pensato per difendere il cittadino medio, quello che è sempre più spesso vittima indifesa della criminalità predatoria. Quella cosiddetta micro criminalità che non è per niente micro».
Dice che si derubrica eccessivamente?
«Da sinistra si indulge in un giustificazionismo sociale, perché spesso i protagonisti di questi crimini sono povera gente. Ma altrettanto povera gente sono le vittime indifese di questi reati».
A Meloni si rimprovera una legge liberticida che impedirà proteste ed espressioni di pensiero.
«Quando diventano azioni violente non sono più libertà di pensiero, ma violazione delle libertà degli altri. Penso ai blocchi stradali».
C'è anche una stretta sugli immigrati irregolari.
«Il potenziale criminogeno di centinaia di migliaia di clandestini che invadono il Paese, va affrontato con decisione».
Le daranno del razzista.
«Non è tollerabile che il 60 per cento della criminalità predatoria sia a carico di meno dell'1 per cento della popolazione. Questo è un governo liberale, ma anche rigoroso. Penso a Pascal».
Dagli orgasmi al filosofo fustigatore del divertissement.
«Non potendo fare in modo che ciò che è giusto sia forte, abbiamo fatto in modo che ciò che è forte sia giusto».
Parafrasando?
«Con questa legge si rende più forte chi vuole la giusta libertà di andare al lavoro in macchina e trova la strada bloccata».
Da sindaco lei si ispirò a quello di New York Rudolph Giuliani e alla sua zero tolerance.
«Ex procuratore e protagonista della lotta al crimine. Andai da lui e lui venne a Milano dove gli conferii la cittadinanza onoraria. Mi disse che la nostra traduzione non è esatta, più corretto parlare di sciatteria zero».
La teoria criminologica del disordine urbano e della finestra rotta.
«L'idea che il degrado del territorio provoca degrado morale e dunque delinquenza. Si sporca dove c'è già sporco, si rompe una finestre dove ce n'è già una rotta».
L'urbanistica come intervento per la legalità?
«Pensi a San Patrignano e a tutti i luoghi di recupero dei tossicodipendenti: sono esteticamente belli, ben arredati, con verde e giardini curati. A questo ho pensato amministrando Milano».
Non è troppo semplice?
«Per nulla. Un ambiente degradato induce a essere degradati dentro se stessi».
Quando lei recuperò grandi aree deteriorate come le ex Varesine o l'ex Fiera dove ora ci sono i grattacieli più belli, la sinistra la bersagliò di ricorsi, dandole del palazzinaro cementificatore.
«La negligenza delle istituzioni porta al degrado fisico del luogo e poi a quello morale. Che si combatte con la manutenzione del territorio».
Ci sono quartieri come San Siro in mano al racket delle occupazioni, ma è stata contestata anche la norma che facilita gli sgomberi.
«Da quegli ottimati della sinistra che non vivono certo lì. E a rimetterci è sempre l'anziano che tornando dall'ospedale trova il suo appartamento invaso da qualcuno che non si può far sgomberare».
Quel debole che va difeso?
«Certo. Sempre a San Siro a pochi metri i ricchi vivono in meravigliosi attici protetti da mura e guardie giurate. Non hanno bisogno di quella legge che invece aiuta chi ha meno possibilità».
Curioso che sia la sinistra a protestare.
«È giusto aver
compassione per chi è in difficoltà, ma questo non deve portare ad accettare l'illegalità. Lo Stato deve essere come un padre: affettuoso e comprensivo con il figlio monello, ma pronto a punirlo quando sbaglia perché non delinqua».