La bolla dell'intelligenza artificiale

OpenAI riuscirà a sostenere le sue enormi proiezioni di spesa, superiori a mille miliardi di dollari? Le valutazioni di aziende come NVIDIA e le altre "Magnifiche Sette" che trainano la borsa sono adeguate o troppo gonfiate?

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Gli Stati Uniti sono ormai caratterizzati da un acceso dibattito sulla bolla dell'intelligenza artificiale.

OpenAI riuscirà a sostenere le sue enormi proiezioni di spesa, superiori a mille miliardi di dollari? Le valutazioni di aziende come NVIDIA e le altre "Magnifiche Sette" che trainano la borsa sono adeguate o troppo gonfiate? Tutte domandi centrali in questa stagione.

Siccome il ciclo dell'intelligenza artificiale, dal lancio di ChatGPT alla fine del 2022, è responsabile di una parte ingente dei rendimenti azionari, le preoccupazioni sono più che legittime.

Come ha osservato Jamie Dimon di JPMorgan, c'è una differenza tra la capacità delle applicazioni di intelligenza artificiale e le valutazioni astronomiche.

Inoltre, una catena di contratti e accordi ormai avvolge aziende come NVIDIA, OpenAI, Oracle, AMD, Microsoft ma anche attori meno noti come CoreWeave.

Secondo le visioni pessimiste, come quella espressa dall'analista Albert Edwards, lo scoppio della bolla dell'intelligenza artificiale potrebbe avere effetti peggiori rispetto alla bolla di fine anni '90, perché oggi la crescita dei consumi è sempre più concentrata tra i redditi più alti, la cui ricchezza è stata a sua volta gonfiata dal mercato azionario.

Tuttavia, contro la narrazione della bolla si schierano vari attori finanziari e industriali. Il capo degli investimenti di BlackRock ha ricordato che le grandi aziende tecnologiche, come Microsoft, Alphabet, Meta, Amazon, hanno un notevole rendimento sul capitale investito e generano flussi di cassa giganteschi. Hanno quindi spazio per investire, e peraltro coi sistemi di raccomandazione stanno già facendo profitti.

Attori interessati, come Jensen Huang di NVIDIA e Lisa Su di Amd, ribadiscono che siamo all'inizio di un ciclo di costruzione industriale, quello delle "fabbriche dell'intelligenza artificiale".

Come spesso accade, a fare le dichiarazioni più sfrontate sono i rappresentanti di OpenAI, dalla direttrice finanziaria Sarah Friar, che ha invitato il mercato a mostrare più "esuberanza" sul potenziale pratico dell'intelligenza artificiale, a Sam Altman che, dall'alto dell'enorme raccolta di capitali, ha quasi insultato un investitore che esprimeva qualche dubbio.

Il dibattito sulla bolla non può essere separato dalla competizione strategica. Il Wall Street Journal ha parlato di recente di una "guerra fredda" sull'intelligenza artificiale, sempre in relazione al conflitto latente tra Stati Uniti e Cina, che non può essere cancellato dalla tregua tra Trump e Xi Jinping.

La forza degli Stati Uniti deriva dalle capacità superiori nei semiconduttori e dai grandi finanziamenti privati, mentre la Cina, che è messa meglio nelle infrastrutture energetiche, punta sui modelli open source e a basso costo e sulle applicazioni industriali, per sfruttare la sua supremazia manifatturiera. L'obiettivo cinese è che l'intelligenza artificiale sia utilizzata nel 90% dell'economia entro il 2030.

In questa corsa agli armamenti tecnologici, l'argomento di un coinvolgimento governativo più stretto sta guadagnando terreno. L'ex dipendente di OpenAI Leopold Aschenbrenner aveva già previsto nel 2024 la torsione dell'intelligenza artificiale verso la sicurezza nazionale, con un progetto governativo ufficiale degli Stati Uniti destinato a supervisionare il lavoro dei laboratori privati. Non è più solo una tesi radicale.

La stessa direttrice finanziaria di OpenAI ha accennato a un potenziale ruolo del governo degli Stati Uniti per l'azienda: la richiesta di una garanzia finanziaria di oggi potrebbe portare a controlli più pervasivi per la sicurezza nazionale domani.

È difficile capire quanto durerà il ciclo dell'intelligenza artificiale in questa forma.

Se una delle grandi società degli Stati Uniti dovesse correggere le sue previsioni al ribasso, ci sarà una pesante correzione. Altrimenti il ciclo potrebbe resistere ancora, smentendo gli scettici. Comunque, anche le oscillazioni finanziarie si misureranno sempre di più sul piano della grande sfida tra Washington e Pechino.

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