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Fine impunità per i reati "quotidiani"

Dalle truffe agli anziani alle occupazioni, il nuovo pacchetto dà risposte concrete al Paese

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Il poliziotto che vede uscire sorridendo dalla Questura l'antagonista che lo ha insultato e malmenato. La vecchia depredata e umiliata da truffatori destinati a non scontare un giorno di condanna. Il piccolo proprietario che per anni cerca invano di andare a vivere nella sua casa, occupata da un prepotente spesso più abbiente di lui. Sono questi i destinatari diretti del messaggio che il governo lancia giovedì con il nuovo disegno di legge sulla sicurezza, fatto di trentuno articoli apparentemente eterogenei ma tenuti insieme dalla filosofia di dare risposte a domande che vengono dal paese profondo.

Ci sono anche norme che riguardano reati di spessore maggiore, come quella che sul fronte del terrorismo islamico colpisce pesantemente chi viene scoperto anche solo in possesso di materiale di propaganda o di istruzioni per fabbricare ordigni. Finora, se non si dimostrava una sua attività terrorista, poteva venire assolto come accaduto appena dieci giorni da a Bleona Tafallari, la «leonessa dei Balcani» protagonista di intensa attività di proselitismo. Ora la semplice detenzione del materiale potrà costare fino a quattro anni di carcere.

Il cuore del disegno di legge governativo sta però nei reati quotidiani, quelli che in continuazione, su diversi versanti del vivere civile, fanno percepire lo Stato come distratto o inerte. L'esempio più eclatante è forse la mano pesante annunciata dal governo contro chi insulta e attacca le forze di polizia. «Era ora», è il commento secco di Stefano Paoloni, segretario generale del sindacato di polizia Sap. «Da anni - aggiunge - denunciamo l'impunità di fatto di chi commette reati contro le forze dell'ordine. É passato il messaggio che un poliziotto si può insultare o picchiare liberamente, in tutti i contesti. Quello classico sono le manifestazioni politiche, ma ora abbiamo a che fare anche con l'emergenza delle baby gang. Se dopo essere stati attaccati li riusciamo a fermare, vengono liberati prima ancora che i colleghi abbiano finito di scrivere il verbale». Per le minacce a un poliziotto o carabiniere - finora punite come quelle a un qualunque «incaricato di pubblico servizio» - le condanne verranno inasprite di un terzo, per le lesioni gravi si arriverà a dieci anni di carcere.

Sotto la bandiera «basta con l'impunità» il governo ricomprende anche gli articoli che colpiscono la piaga delle occupazioni abusive degli stabili. Se il testo rimarrà invariato, non solo chi invade un appartamento ma anche chi rifiuta di lasciarlo dopo la scadenza del contratto («detiene senza titolo» è l'espressione usata) verrà punito, in base al nuovo articolo 634-bis, col carcere da due a sette anni. Nei casi più gravi, come quello dell'anziano che al rientro dell'ospedale si trova la casa invasa da abusivi, si apre una strada inedita: può essere la polizia a intervenire direttamente e buttare fuori l'occupante. «Io mi auguro - dice Laura Buonincontro, la signora di Acerra che ha denunciato a Fuori dal Coro di essere da tre anni in lotta per riavere la sua casa - che sia la volta buona. Finora andavo anche con la polizia, e quelli non se ne uscivano mai: una volta erano malati, una volta aspettavano un figlio...».

E poi c'è il dramma delle truffe agli anziani, devastante anche per l'equilibrio psichico. Oggi i responsabili (quasi tutti di tre provenienze: polacchi, sinti, napoletani) possono finire in cella solo se - come accade a Milano - il pm contesta loro l'aggravante della «minorata difesa». Ma al momento della sentenza le condanne restano quasi sempre aldisotto della soglia dei quattro anni, sufficiente per scontare la pena in libertà.

Il governo, alzando la pena massima a sei anni, punta a rendere più ardua questa eventualità.

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