L a terminologia odora di muffa, è corrosa dal tempo, come ogni luogo comune che si rispetti. Ma tra un «piove a catinelle» qualsiasi e l'ennesimo «autunno caldo» promesso dal segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, ieri a Milano la differenza è sostanziale. La sinistra meno evoluta, più radicale e antagonista ha trovato un referente.
«Siamo pronti ad occupare le fabbriche», ha detto Landini, mentre da piazzale Lotto si preparava a sfilare in corteo verso piazza Firenze, cingendo simbolicamente d'assedio la vecchia Fiera dove si svolgeva il vertice Ue sul lavoro. Non sono le poche migliaia di manifestanti, in questo caso, a dare la dimensione del fenomeno, ma la riproposizione di un rituale che, per quanto antico, è destinato a fare presa. «Non firmeremo per i licenziamenti e gli abbassamenti dei salari, le maggiorazioni dei turni e il lavoro domenicale», ha ribadito. E non c'era bisogno di aggiungere altro: va da sé che il Jobs Act sia da considerare carta straccia, un ossequio all'Europa dei «padroni», delle banche e dell'austerità.
«Se Renzi pensa di fare il figo con gli 80 euro e noi siamo il sindacato coglione che firma la riduzione del salario, si sbaglia di grosso», ha aggiunto precisando che «le riforme strutturali non sono rendere più facili i licenziamenti bensì far partire gli investimenti, andare a prendere i soldi dove sono, combattere l'evasione ed estendere i diritti anche a quelli che non ce l'hanno». Quanti leader politici a sinistra hanno recitato questo «rosario»? Un'infinità: da Bertinotti a Cofferati, passando per Camusso e Bersani, fino al triste epigono Pippo Civati. E forse neanche questa è la parte più importante. La vera novità è che da ieri Maurizio Landini si è ufficialmente accreditato, indossando i vetusti paramenti dell'«autunno caldo», come il sacerdote pronto a officiare il rito laico dello scontro sociale, quello che inizia con la formula « C'est ne qu'un début, continuons le combat » («Non è che l'inizio, continuiamo la lotta»).
Sottovalutarne la portata sarebbe un errore strategico non solo per il premier, considerato che queste idee, questi propositi continuano a propagarsi sia attraverso i canali della controcultura come i centri sociali sia attraverso le piattaforme informatiche del Movimento 5 Stelle (che ieri, tanto per fare un esempio, ha bloccato il Senato mentre si discuteva il Jobs Act). Per contrastare questo vecchio armamentario (che anima i cuori della sinistra e oltre) potrebbe non essere sufficiente il Matteo Renzi che contrappone la retorica di Mila e Shiro, due cuori nella pallavolo per parlare a trentenni e quarantenni, timorosi di un licenziamento senza giusta causa.
Cosa potrà fare presa su una generazione pre-politica? Il famoso anime giapponese trasmesso durante Bim Bum Bam oppure un sindacalista che urla: «Noi rappresentiamo quelli che in questi anni si sono fatti il mazzo, quelli che pagano le tasse, mentre Renzi sta con Confindustria, con quelli che portano i soldi all'estero»? Sono concetti semplici, perfino banali, ma li capiscono tutti perché fanno leva sulla paura generata dalla crisi. Minacciare l'occupazione della Acciai speciali di Terni dove sono in ballo 600 posti di lavoro non è un flatus vocis .
Promettere un'escalation fino alla manifestazione Cgil del 25 ottobre a Roma, magari inglobando gli antagonisti del Movimento per la casa, non è una quisquilia. Magari Landini fa tutto questo per garantirsi un futuro. Sta di fatto che l'occupazione delle fabbriche del biennio 1920-21 portò a nefaste conseguenze.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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