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Firme false a valanga Nuovo caso a Bologna Ira di Grillo: pagheranno

Altri 4 indagati in Emilia. Dieci a Palermo tra cui due deputati. Il leader: «Via chi sbaglia»

D opo le firme false e quelle clonate a Palermo, si scoprono le firme irregolari a Bologna: 10 indagati nel primo caso, 4 nel secondo. Un metodo «allegro» di raccolta sembra esser d'abitudine nel M5S che, da Nord a Sud, si ritrova sotto inchiesta dei pm e accusato spesso dai suoi stessi espulsi. Ormai si parla di Grillopoli o Firmopoli e il Pd attacca i moralizzatori rivelatisi falsificatori.

Per il secondo scandalo-firme i vertici del M5S confermano la linea dura, ma Beppe Grillo contrattacca, denunciando sul blog «due pesi e due misure» del Pd. Assicura che «il Movimento viene passato ai raggi X», «venerdì verrà votato online il collegio dei probiviri» e chi ha sbagliato pagherà, mentre tra i dem in questi casi si «fa carriera». Cita il governatore della Campania Vincenzo De Luca e i 9 piddini che hanno patteggiato per le firme false in Piemonte.

In realtà, a Palermo ci sono state due autosospensioni dei consiglieri regionali pentastellati Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, dopo il suo ordine, ma forti sono le resistenze e il passo indietro ancora non l'hanno fatto deputati come Riccardo Nuti o Claudia Mannino, che sarebbero già stati ascoltati dai pm. Il leader sarebbe pronto a intervenire lui, per lanciare un segnale forte.

Lo scandalo d'altronde non è più solo locale, si allarga. La procura bolognese indaga 4 persone (un esponente cittadino del movimento, un attivista e 2 addetti all'operazione), per le liste circoscrizionali dei candidati alle elezioni regionali in Emilia Romagna del 2014. L'accusa è di irregolarità nella raccolta e nella certificazione delle firme. Si sospetta che nella manifestazione «Italia a 5 Stelle» del 10, 11 e 12 ottobre 2014, al Circo Massimo di Roma, siano state raccolte firme per le candidature delle regionali, mentre è vietato dalla legge farlo fuori dal territorio interessato. Altri due episodi sarebbero avvenuti al «Firma Day» di Bologna e l'ultimo in una raccolta a Vergato. Uno dei due certificatori, il vicepresidente M5S del Consiglio comunale di Bologna Marco Piazza, non sarebbe stato presente per attestare da ufficiale pubblico la veridicità e l'autenticità delle sottoscrizioni. Lui assicura che se sarà indagato si sospenderà.

A Palermo, intanto, gli avvisi di garanzia firmati dall'aggiunto Bernardo Petralia e dal sostituto Claudia Ferrari, sono partiti ieri per gli indagati saliti da 8 a 10 (tra cui Francesco Menallo, consigliere giuridico del M5S), che saranno interrogati la prossima settimana. Sono state ascoltate finora oltre 400 persone e centinaia non hanno riconosciuto le firme depositate dai grillini per le comunali di 4 anni fa. Alcuni, come il genero di Paolo Borsellino Fabio Trizzino, hanno detto di avere firmato non per le amministrative ma per il referendum sull'acqua.

L'inchiesta bolognese, è nata dall'esposto di due ex grillini di Monzuno, Stefano Adani e Paolo Pasquino. L'inchiesta del procuratore Giuseppe Amato e della pm Michela Guidi è partita un mese fa, dopo 2 annidi indagini dei carabinieri.

Ad ottobre gli ex deputati 5 Stelle Mara Mucci e Aris Prodani in un'interrogazione ai ministri della Giustizia e dell'Interno, parlavano di «violazioni documentate anche con foto».

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