Ancora una volta, l'antico vizietto di tergiversare sul rinnovo del tetto del debito è costato caro agli Stati Uniti. Con una mossa inattesa che ha subito mandato fuori dai gangheri l'amministrazione Biden, Fitch ha tagliato ad AA+ (stabile l'outlook) il rating a stelle e strisce. È così saltata la terza A, il bollino blu della massima affidabilità finanziaria, quello che la sola Moody's riserva ancora a Washington. Nel 2011, sotto la presidenza Obama, il prolungato braccio di ferro fra democratici e repubblicani sul debt ceiling aveva infatti indotto Standard&Poor's a rivedere al ribasso la propria valutazione, portata anche allora ad AA+. Di fatto, col partito dell'Asinello al comando, è la seconda volta che l'America finisce dietro la lavagna. Alla Casa Bianca il declassamento brucia come sale su una ferita. Un atto di lesa maestà che il segretario al Tesoro, Janet Yellen (in foto), compendia in tre aggettivi (Decisione arbitraria, bizzarra e obsoleta) che riflettono il timore dello stigma appiccicato sulla Bideneconomics, la ricetta aurea che nella narrazione presidenziale ha creato milioni di posti di lavoro e mantenuto l'economia solid as a rock. L'ex capo della Fed rivendica la robustezza degli Stati Uniti (Tutti sanno che i titoli del Tesoro rimangono l'asset sicuro e liquido preminente al mondo e che l'economia americana è fondamentalmente forte), ma la sua è una vox clamantis in deserto, con le Borse leste ieri a prendere l'ascensore del ribasso (-0,7% Wall Street a un'ora dalla chiusura; -1,3% Milano, -1,45% lo Stoxx600). Gli analisti parlano di una reazione di pancia, destinata a essere riassorbita in fretta. Anche se questo trimestre gli Usa dovranno piazzare treasury per una cifra pari a mille miliardi di dollari, Goldman Sachs non teme contraccolpi, poiché è improbabile che vi siano importanti detentori di titoli del Tesoro che sarebbero costretti a vendere in base al cambiamento dei rating.
Ma il danno, e non solo reputazionale, è fatto. Se la Casa Bianca accusa di estremismo i repubblicani, considerati un continuo pericolo per la nostra economia, Fitch mette sulla graticola l'intero Congresso, colpevole di aver mandato in scena il solito balletto snervante. Quello delle ripetute negoziazioni sul tetto del debito che minacciano la capacità del governo di fare fronte ai suoi impegni di spesa; quello che porta a soluzioni dell'ultimo minuto incapaci di mettere a punto un quadro fiscale di medio periodo e di risolvere i nodi legati a un complesso processo di bilancio. L'intesa farraginosa e pasticciata sul debito fa prevedere all'agenzia Usa che il rapporto deficit-Pil salirà quest'anno al 6,3% dal 3,7% nel 2022, riflettendo entrate federali ciclicamente più deboli, nuove iniziative di spesa e un onere per interessi più elevato da attribuire alle ripetute strette monetarie della Fed.
Yellen invita però a guardare al futuro: Il presidente ha presentato un budget che ridurrebbe il disavanzo di 2.600 miliardi nel prossimo decennio. Un arco temporale che farebbe arricciare il naso a Keynes. Fitch, nel motivare il taglio, punta l'indice anche su altro: l'insufficiente contenimento della spesa federale (i risparmi ammontano a 1.
500 miliardi di dollari, il 3,9% del Pil, entro il 2033) e un quadro congiunturale deteriorato, tale da portare il Paese in recessione tecnica alla fine primo trimestre 2024, peggioreranno l'indebitamento, stimato al 118,4% del prodotto lordo entro il 2025. Un quadro fosco di cui Biden, avendo firmato l'accordo, è responsabile. Per dirla con Bennato: È stata tua la colpa, allora adesso che vuoi?.
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