Stefano Vladovich
Fiumicino (Roma) Un incendio di sterpaglie e l'aeroporto di Fiumicino collassa. Non solo. Come nel film di Fantozzi e Lino Banfi Pappa e Ciccia, domenica scorsa gli addetti ai bagagli sono stati costretti a spingere un aereo per farlo decollare come fosse un'auto ingolfata. È la metafora di un Paese che continua a restare a terra, tanto che il video, lanciato in rete da un dipendente aeroportuale, diventa subito virale.
Succede tutto quando il comandante del volo Iberia 8415, diretto a Vigo in Spagna, accerta che, per problemi tecnici, non è possibile entrare in pista. Un intoppo che provoca un ritardo di 90 minuti. E così, passeggeri a bordo e valigie in stiva, a una decina di operatori della Aviapartner, società di handling, non resta altro che spostare a mano l'aereo sotto gli occhi dei tecnici Enac e Adr nella Torre di Controllo. Tutto davanti al nuovo terminal in costruzione, già costato miliardi di euro.
Ma anche ieri - proprio nel giorno in cui Alitalia ha inaugurato la tratta diretta da Roma a Pechino che era stata sopressa da oltre tre anni con tanto di taglio del nastro del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini - la mattinata a di Fiumicino è stata da dimenticare, almeno per oltre cinquemila passeggeri in coda ore davanti ai check-in di Vueling, EasyJet, Sabena e Tap. Tutto per colpa di alcuni cavi, la fibra ottica di Fastweb, andati in cenere sabato tra il Grande raccordo anulare e Fiumicino. Fin dalle prime del mattino è infatti impossibile effettuare l'accettazione per la maggior parte delle compagnie aeree. A parte Alitalia, Etihad, Air Serbia, Air Lingus e Air Berlin che usano un sistema proprio, Arco, i principali vettori sono andati in panne. Niente rete, niente imbarco. Almeno fino a quando alcuni operatori non iniziano ad accettare bagagli e passeggeri come ai vecchi tempi, ovvero carta e penna alla mano. Azzerati i sistemi di collegamento con la rete centrale, infatti, alle hostess non è restato altro che imbarcare a mano.
Dopo l'incendio che lo scorso anno ha incenerito completamente il Terminal 3 rendendolo fuori uso per mesi, dunque, ancora un guasto al Leonardo da Vinci. Questa volta, fortunatamente, solo disagi risolti nel pomeriggio. Anche se con migliaia di passeggeri che restano a terra. Come nell'ottobre del '99 quando l'aeroporto restò a secco di kerosene avio. Rosso fisso. Motivo? Qualcuno si dimenticò di chiedere il rifornimento alla Raffinerie di Roma.
«Siamo in coda da ore - lamenta una giovane turista diretta a Barcellona - ci hanno dato una bottiglia d'acqua ma non ci hanno detto quando potremo partire». L'Adr, la società che gestisce l'aereoporto, sottolinea che «già dalle prime ore della mattina è stato triplicato il personale per le operazioni di imbarco». «Da mezzogiorno le linee sono tornate connesse e gli imbarchi sono avvenuti regolarmente e le file ai check-in si sono sensibilmente ridotte», assicura l'ad di AdR Ugo De Carolis. «A causa del guasto di una linea dati dovuto a un incendio sul Grande raccordo anulare abbiamo dovuto gestire forti ritardi ai check-in - aggiunge De Carolis -. Come AdR abbiamo subito messo in piedi una task force di 150 persone che ha supportato i passeggeri e le compagnie aeree». L'associazione consumatori, l'Adoc, fa però sapere di essere «preoccupata dal ripetersi di un guasto simile durante il picco della stagione».
«Bisogna adottare contromisure in previsione dell'alta stagione per evitare il ripetersi di situazioni simili», spiega il presidente Roberto Tascini. Gli fa eco Carlo Rienzi del Codacons: «Riconoscere ai passeggeri coinvolti un indennizzo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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