Flick "perplesso" sui pm anti aziende. "Obiettivi nobili ma i metodi no"

Il presidente emerito della Corte costituzionale ed ex guardasigilli: "Da procure come quella di Milano fuga in avanti senza fondamenti giuridici"

Flick "perplesso" sui pm anti aziende. "Obiettivi nobili ma i metodi no"
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Nel giorno in cui la Procura di Milano mette a segno il suo nuovo colpo sul tema dello sfruttamento del lavoro, sulle iniziative dei pm guidati dal capo Marcello Viola arrivano gli echi di un dissenso assai autorevole: ad esprimerlo è nientemeno che Giovanni Maria Flick. «Eh sì - dice Flick - sono fortemente perplesso». Flick è un luminare del diritto, magistrato e poi avvocato di vaglia, già ministro della Giustizia e presidente della Corte Costituzionale. La settimana scorsaè andato a parlare agli studenti torinesi di Giurisprudenza, ha raccontato un po' della sua vita e un po' dell'Italia di oggi: parlando, ovviamente, soprattutto di giustizia. E ha detto di essere «perplesso».

Per cosa? Proprio per la nuova moda inaugurata dalla Procura della Repubblica di Milano: decine di inchieste contro grandi aziende accusate di utilizzare lavoratori in appalto forniti da piccole ditte o da cooperative fasulle. I risultati delle indagini sono uno dei fiori all'occhiello dei pm guidati dal procuratore Marcello Viola: i grandi marchi spesso vengono commissariati, come è accaduto ieri a Valentino, quasi sempre costretti ad assumere i lavoratori, e colpiti da sequestri preventivi per decine di milioni di euro. «Sia chiaro - dice Flick - l'obiettivo è nobile, la tutela del lavoro un dovere. A non convincermi sono i metodi».

A suscitare i dubbi del presidente emerito della Consulta è in particolare l'ampio utilizzo delle cosiddette «misure di prevenzione», strumenti assai incisivi introdotti nel nostro ordinamento soprattutto per fronteggiare la penetrazione malavitosa nell'economia, e che ora vengono impiegate anche contro la criminalità economia. Di fatto, i management vengono esautorati e la gestione delle aziende affidate a amministratori giudiziari prima ancora che i reati siano accertati.

Agli studenti di Torino Flick ha manifestato le sue critiche contro la Procura di Milano richiamando un periodo che ha vissuto in prima persona, come difensore di imputati eccellenti: la stagione di Mani Pulite. «Oggi come allora - ha detto - la Procura di Milano sta facendo una fuga in avanti senza fondamenti giuridici». Nel mirino del professore c'è quella che lui ama chiamare «giustizia creativa», dove il magistrato interpreta la legge fino a farle dire ciò che non dice. «Il problema - dice - è che stabilire cosa costituisca reato spetta solo al Parlamento. Non può stabilirlo un giudice, non può stabilirlo la Procura della Repubblica».

Dhl, Esselunga, Carrefour, Amazon, Fed Ex, Armani, Dior, Alviero Martini: sono solo alcune delle aziende inquisite dalla Procura di Milano nei procedimenti che hanno suscitato la «perplessità» di Flick. «L'interpretazione creativa del giudice e del pm - ha detto agli studenti - deve essere arginata assicurando certezza della legge e conoscibilità del precetto». Invece siamo davanti a «una situazione di incertezza endemica nel sistema italiano». Le «fughe in avanti senza fondamenti giuridici» come quelle che Flick addebita alla Procura di Milano rendono impossibile per il cittadino-imprenditore capire quali siano i suoi doveri: «Le carenze del principio di legalità incidono sulla concreta possibilità di orientare correttamente la condotta dei singoli». E il professore ha lanciato un allarme: queste forme di giustizia creativa fanno «correre il rischio di una società orientata dall'iniziativa del pubblico ministero e di un'attività di impresa controllata prevalentemente dal giudice».

Lo aveva scritto anche in un saggio recente: le misure di prevenzione sono una specie di scorciatoia che a volte perde di vista il vero obiettivo della giustizia, l'accertamento del reato: «questo è ancora più grave se avviene a causa di una scelta di politica giudiziaria, anche se motivata apparentemente da intenti nobili». Certe inchieste e certe sentenze, dice Flick, vanno indubbiamente incontro al plauso della popolazione: ma questo è «populismo penale».

Ed è «ingiusto il processo che perviene alla dichiarazione di responsabilità con la confusione fra il contrasto al fenomeno e la repressione del fatto; che subisce influenze mediatiche e sovraesposizione della (legittima) domanda di giustizia delle vittime e della folla». Il seguito, assicura Flick, lo spiegherà a fine mese, nel suo intervento al Festival dell'Economia di Trento.

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