Per apprezzare l'inutilità dell'Onu non serviva attendere la guerra in Ucraina e il passaggio da Mosca del Segretario Generale Antonio Guterres. L'anacronismo e l'inutilità delle Nazioni Unite risalgono al crollo di quell'Unione Sovietica che permise l'entrata della Russia nel Consiglio di Sicurezza. Il perché è presto detto. L'architettura delle Onu, decisa al termine dello scontro con il Terzo Reich tedesco, rifletteva l'ordine mondiale determinato da quel conflitto. E il diritto di veto all'interno del Consiglio di Sicurezza era semplicemente il riconoscimento dell' autorità delle cinque potenze all'interno della sfera d'influenza loro assegnata. E infatti ben prima di rivelarsi inadeguato a fermare le mosse russe in Ucraina l'Onu si dimostrò assolutamente incapace di bloccare l'Armata Rossa mandata a ripristinare l'ordine comunista in Ungheria, Cecoslovacchia e, nel 1979, in Afghanistan. Nel 1950, invece, l'intervento dei Caschi Blu in Corea, approvato grazie alla famosa mozione 82, fu possibile solo perché Stalin decise di boicottare in tutti i modi un Consiglio di Sicurezza in cui sedeva la Cina nazionalista anziché quella comunista di Mao.
Alla fine però il tracollo onusiano è arrivato non appena il Palazzo di Vetro ha smesso di rappresentare la geopolitica della «guerra fredda». Da allora le Nazioni Unite sono un'istituzione priva di qualsiasi autonomia decisionale. E, a ben guardare, proprio uno dei rarissimi interventi militari decisi negli ultimi anni ha contribuito ad innescare quello scontro tra Russia e Occidente che ha portato al conflitto in Ucraina. La risoluzione 1973 sulla «no- fly« zone in Libia venne votata, nel marzo 2011, solo grazie alla disponibilità di una Russia convinta ad astenersi in seguito all'impegno della Nato a non far cadere Muhammar Gheddafi. Ma il mancato rispetto di quell'impegno è anche all'origine del rancore di un Putin deciso, da allora in poi, a non fidarsi più dell'Alleanza Atlantica. L'espulsione, peraltro impossibile, di Mosca dal Consiglio di Sicurezza non basterebbe, comunque a restituire efficienza e capacità decisionali al Palazzo di Vetro. L'inerzia dell'Onu sul fronte dell'Ucraina non è, in fondo, meno scandalosa dell'indifferenza esibita permettendo all'Arabia Saudita di completare il mandato all'interno del «Consiglio per i Diritti Umani» nonostante l'eliminazione del dissidente Jamal Khashoggi, ucciso e fatto a pezzi dagli agenti segreti di Riad.
Ed è perfettamente in linea con l'imperturbabilità esibita dal Consiglio di Sicurezza, e da un'istituzione dell'Onu come l'Organizzazione Mondiale della Sanità, di fronte alle responsabilità e agli inganni della Cina sul fronte della pandemia. Proprio i metodi usati da Pechino per controllare l'Organizzazione Mondiale della Sanità, favorendo grazie al voto degli alleati africani la nomina del presidente Tedros Ghebreyesus, dimostrano quanto una riforma dell'Onu resti assolutamente aleatoria. Anche volendo dar ragione a chi, da Kiev a Londra, pretende l'espulsione di Mosca dal Consiglio di Sicurezza resterebbe insuperabile l'ostacolo di una Cina pronta, grazie all'influenza esercitata in Africa e nelle altre zone d'influenza economica, a dominare il Palazzo di Vetro.
E, di certo non andrebbe meglio trasferendo il potere decisionale all'Assemblea Generale. Proprio lì, infatti, Cina, India e nazioni africane sono pronte a contrastare con sempre maggior decisione un Occidente ancora potente militarmente, ma sempre meno determinante in termini economici e demografici.
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