
La farsa della Global Flotilla è finita come era già prevedibile dal primo giorno con l'abbordaggio da parte della marina israeliana. Dopo una giornata di appelli istituzionali a fermarsi e numerosi avvertimenti; dopo l'invito a invertire la rotta e la rassicurazione che gli aiuti sarebbero arrivati a Gaza, non accolto, alle ore 20 italiane è avvenuto l'abbordaggio con i militari saliti a bordo e il fermo degli attivisti presenti, compresi i parlamentari italiani Scotto, Scuderi, Croatti e Corrado. Tra le navi bloccate ci sono anche l'Alma e la Sirius con a bordo Greta Thunberg.
Come spiegato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani "gli italiani andranno in Israele e poi saranno espulsi". E ancora: "Alcune barche verranno trainate, altre, forse, affondate". Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha aggiunto che "le barche sono circondate e dovrebbero essere portate nel porto di Ashdod, dove poi ci attiveremo per verificare come far rientrare i nostri connazionali. L'importante è che tutto avvenga senza violenza, senza alcun rischio. Sono preparate sia le persone a bordo che le autorità israeliane" precisando che "non c'è un attacco ma un blocco".
Non usa invece giri di parole il vicepremier Matteo Salvini che definisce "irrispettosa" la Flotilla "in un momento decisivo per la diplomazia internazionale sceglie le provocazioni".
Così, quella che doveva essere un'iniziativa umanitaria per portare gli aiuti a Gaza, si è trasformata non solo in una missione politica ma in un vero e proprio atto di provocazione sordo a ogni invito al buon senso e a ogni richiamo istituzionale (incluso quello del Presidente della Repubblica) che ha avuto il suo apice nella giornata di ieri.
A riassumere l'atteggiamento "irresponsabile e pericoloso" per loro stessi ma anche per la comunità internazionale dei partecipanti alla Global Flotilla è la premier in persona che, a margine del vertice Ue informale a Copenhagen, ha dichiarato: "Dopo gli appelli che sono stati fatti dal presidente Mattarella in poi, dagli altri, ho visto anche quello che stanno dicendo altri leader europei, ho visto quello che sta facendo la Spagna, che è esattamente quello che sta facendo anche l'Italia, penso che il rischio di una iniziativa che diceva di nascere per una questione umanitaria, poi si è scoperto che non era per una questione umanitaria, era per forzare un blocco navale e già diventa un'altra cosa. Del resto se fosse stato per una ragione umanitaria si sarebbero accolte le numerose proposte che sono state fatte per poter consegnare quegli aiuti in sicurezza".
Giorgia Meloni ha poi aggiunto: "Quindi mi pare che il tema sia, diciamo, tutt'altro, ma assume dei contorni che sono incredibili nella fase di queste ore, perché è una fase nella quale tutti quanti dovrebbero capire che esercitare la responsabilità, attendere mentre c'è un negoziato di pace è forse la cosa più utile che si può fare per alleviare le sofferenze del popolo palestinese. Ma forse le sofferenze del popolo palestinese, diciamo così, non erano la priorità".
Le parole della premier sono state respinte dalla portavoce della Global Sumud Flotilla Maria Elena Delia per cui "non siamo certo noi gli irresponsabili. Anzi, siamo noi a dover chiedere alle istituzioni di essere responsabili", una posizione spalleggiata da una parte delle opposizioni.
Prima di arrivare all'abbordaggio israeliano, per tutta la giornata di ieri si sono moltiplicati gli appelli istituzionali a non entrare nella zona di esclusione istituita dalla marina di Israele a partire dall'intervento del governo spagnolo. Anche i ministeri degli Esteri di Italia e Grecia in una nota congiunta, oltre a chiedere "alle autorità israeliane per garantire la sicurezza e l'incolumità dei partecipanti e consentire ogni azione di tutela consolare", si sono appellati "alle donne e agli uomini della Flotilla affinché accettino la disponibilità offerta dal Patriarcato Latino di Gerusalemme a consegnare in sicurezza gli aiuti destinati in solidarietà ai bambini, alle donne e agli uomini di Gaza".
Un appello a cui è seguito un nuovo intervento del ministro degli Esteri israeliano Gideon Sàar, parole cadute per l'ennesima volta nel vuoto e ignorate dagli attivisti della Flotilla che, fino all'ultimo, hanno anteposto i propri interessi politici a quelli umanitari fino ad essere intercettati dalla Marina israeliana.