
Jonathan Peled ha 64 anni. È nato a Gerusalemme. Frequentava la prima elementare quando scoppiò la guerra dei sei giorni. È cresciuto in un kibbutz nella parte settentrionale del paese. Voleva fare il pilota di auto da corsa, poi si accorse che era più portato per la diplomazia. È stato in diversi paesi dell'America latina. Da un anno è l'ambasciatore di Israele a Roma.
Signor ambasciatore, Il piano-Trump è un buon piano? La pace ora è vicina?
"Penso di sì. È importante dire che non è solo un piano di Trump. È stato elaborato con il supporto del mondo arabo e musulmano".
Come è stato possibile?
"È stato possibile perché tutti capiscono che il problema è Hamas, e che per risolvere l'equazione bisogna tagliare fuori Hamas dall'equazione. Solo quella è la via per avere la pace".
Lei teme che Hamas possa tirarsi indietro all'ultimo minuto e non rilasciare gli ostaggi?
"È un rischio".
Il governo israeliano è unito sul piano di pace o ci sono divisioni?
"Il governo ha il 70 per cento o più di approvazione da parte dell'opinione pubblica. Questo conta e pesa".
Qualche dissenso però c'è?
"Su qualche dettaglio che andrà trattato e definito nei negoziati che gli altri Paesi avranno con Hamas".
Perché gli altri paesi?
"Noi non parliamo direttamente con Hamas".
È importante l'incontro di domani (oggi, ndr) in Egitto?
"Importantissimo".
Servirà la pressione internazionale?
"Sì, e deve rivolgersi su Hamas".
L'esercito israeliano sarà ritirato da Gaza?
"Se saranno rilasciati gli ostaggi ci ritireremo in modo graduale, secondo il piano. Quando Gaza sarà libera da Hamas non ci sarà bisogno di una nostra presenza militare a Gaza. Ci limiteremo a presidiare i confini per proteggerci".
Parliamo della Flotilla. È vero che nelle barche che avete sequestrato avete trovato pochissimi aiuti?
"Sì. Solo quello che entra in mezzo camion. Non di più. Lei consideri che nell'ultima settimana sono entrati a Gaza 1.500 camion pieni di aiuti. Ora capiamo perché non hanno accettato di scaricare gli aiuti a Cipro, quando gli è stato offerto dalla Chiesa cattolica e dal governo italiano e dal presidente Mattarella".
Perché?
"Perché avevano ben poco da scaricare".
Qual era lo scopo della Flotilla?
"Non era certo portare aiuti. È stata una grande, sfortunata e triste farsa. Una provocazione politica contro di noi. Voglio esprimere tutta l'indignazione dello Stato di Israele per il modo nel quale è stata presentata l'iniziativa della Flotilla. Ora tutti sappiamo che non era una missione umanitaria ma solo un'azione orchestrata per minare la legittimità di Israele e per favorire la propaganda dei gruppi estremisti".
E cosa pensa dei membri del Parlamento italiano che facevano parte della missione?
"È grave che rappresentanti del Parlamento abbiano partecipato a una missione illegale, ignorando gli appelli del presidente della Repubblica e del governo".
Alcuni hanno definito gli attivisti della Flotilla "terroristi".
"Non abbiamo mai detto terroristi. Io penso che molti di essi ignorino tante informazioni e non sappiano che la flotta è stata organizzata e finanziata da Hamas, o da associazioni vicine ad Hamas. Sa quanto sono costate quelle barche? Dobbiamo credere che i membri della flotta si siano pagati le barche da soli?".
Quindi?
"Sono stati manipolati. E hanno partecipato ad attività politiche illegali".
È vero che, una volta catturati, gli attivisti sono stati maltrattati e hanno ricevuto abusi?
"È falso. Non c'è nessuna evidenza di maltrattamenti. Nessuna. Sono stati trattati secondo le leggi. Visitati dai funzionari delle loro ambasciate, e chi ha accettato di tornare in patria è stato rilasciato in due giorni. Cosa dicono: di non essere stati sistemati in hotel a 5 Stelle? Beh, questo non lo abbiamo fatto".
Qualcuno è ancora detenuto?
"Sì, è ancora detenuto chi non ha voluto uscire da Israele. Evidentemente il trattamento è ben diverso da quel che vanno raccontando.
Greta Tumberg è stata costretta a baciare la bandiera israeliana?
"Non mi risulta. Credo che Greta Tumberg sia stata manipolata da qualcuno, per accusarci. Mi dispiace, aveva fatto battaglie importanti per l'ambiente, aveva affascinato molte persone, e ora sta giocando nelle mani di Hamas".
Cosa pensa delle manifestazioni pro-Pal in Italia?
"Ho visto molta violenza. Sono manifestazioni contro il governo. Credo che abbiano poco a che fare con la Palestina. Voglio esprimere la mia solidarietà alla forze dell'ordine italiane che hanno avuto un comportamento efficiente ed esemplare".
Il candidato della sinistra alla Presidenza della Puglia, Antonio Decaro, ha pronunciato, nel corso di una manifestazione pro-pal, lo slogan "Palestina libera dal Fiume al mare".
"Dire dal fiume al mare vuol dire chiedere la cancellazione dello Stato di Israele. È una cosa tremenda. Vorrei incontrare Decaro per discutere con lui i rapporti tra Puglia e Israele e i grandi vantaggi che i cittadini pugliesi hanno dalla cooperazione con Israele nei comparti: tecnologia, acqua e turismo".
La preoccupa l'antisemitismo dilagante?
"Mi preoccupa, sì. Ma dovrebbe preoccupare tutti. Oggi è razzismo contro gli ebrei, domani lo sarà contro i rom, poi contro i gay, poi contro tutte le minoranze".
Lei è speranzoso per la pace?
"Sì, sono speranzoso. Io spero che nei prossimi mesi si possano risolvere i problemi. Sono passati due anni dal massacro del 7 ottobre. Ora dobbiamo chiudere questo conflitto e trovare soluzioni politiche, e diplomatiche, che permettano agli israeliani di vivere in pace e in sicurezza E bisogna pensare anche a migliorare la vita dei palestinesi. Dobbiamo lavorare a favore degli interessi di tutti.
Hamas lavora contro gli interessi di tutti. C'è un interesse comune, tra noi, l'Europa, l'America e il mondo arabo: sconfiggere Hamas. A quel punto si può lavorare insieme per un futuro di ricostruzione, di pace e di riconciliazione".