Sono passati oltre otto mesi dall'omicidio di Luca Varani ma continuano a emergere particolari sempre più raccapriccianti sull'esecusione del ventisettenne da parte di Manuel Foffo e Marco Prato, i due trentenni che lo massacrarono nel corso di una notte folle e sordida conclusasi tragicamente i 4 marzo scorso in un appartamento del Collatino, alla periferia Est di Roma.
Secondo quanto riporta il quotidiano romano Il Tempo in un articolo a firma Valeria Di Corrado, mentre il corpo di Luca giaceva per terra martoriato da un centinaio di colpi tra martellate e coltellate, forse già morto ma più probabilmente ancora vivo, i due carnefici, sudati e dopo essersi tolti di dosso gli abiti sporchi di sangue, avrebbero consumato un rapporto sessuale. Lo avrebbe raccontato lo stesso Foffo nel corso di uno degli ultimi interrogatori resi davanti al pubblico ministero Francesco Scavo e al suo legale Michele Andreano, precisando però, come aveva fatto già più volte, di non essere gay.
L'ennesimo particolare agghiacciante di una vicenda che non finisce mai di inorridire. Foffo e Prato avevano attratto con un pretesto, probabilmente di tipo sessuale, Varani in quell'appartamento di via Igino Giordani e poi, dopo averlo stordito con droghe, alcol e farmaci, lo avevano massacrato con «almeno 107 ferite», con «perversione e gratuita malvagita», dando sfogo si legge nel capo d'imputazione a «un impulso interiore connotato da inaudita violenza».
E cosi si e compiuta «la morte di un essere umano attraverso inumane sofferenze».Foffo e Prato da allora sono in carcere, uno a Regina Coeli, l'altro a Rebibbia. La Procura avrebbe chiuso nei giorni scorsi le indagini preliminari.
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