Roma Uno è Pd, l'altro Lega. Sono entrambi favorevoli alla Tav e pronti alla consultazione popolare. Il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino apre al referendum sull'Alta Velocità e il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, lo segue a ruota: «Se l'unico mezzo per far sentire la nostra voce è il referendum, seguirò l'esempio del Piemonte».
E Chiamparino è più che mai deciso ad intraprendere questa strada pur di non fermare i lavori e sottomettersi alla volontà dei Cinque Stelle. C'è anche una data ultima, l'11 marzo. «Se la società di gestione avrà dal governo via libera a fare i bandi per proseguire i lavori in corso, che si stanno esaurendo - spiega a Mezz'ora in più su Rai 3 - sarà una vittoria del movimento a favore della Tav e della mia proposta di fare un referendum; se invece dovessero ulteriormente rinviare, io ho già il quesito pronto e chiederò a Salvini, agli uffici legislativi del ministero dell'Interno, se è possibile celebrare non un referendum ma una consultazione popolare, da svolgersi lo stesso giorno delle regionali in Piemonte».
Una soluzione alla quale il vicepremier leghista si è sempre detto favorevole. Fontana in realtà avrebbe preferito una «decisione politica», ma non disdegna la via referendaria se questa è l'unica capace di ottenere ascolto. Il governatore della Lombardia, parlando sempre su Rai 3, ha spiegato di essere sempre stato favorevole alla Tav e di considerarla un'opera fondamentale per lo sviluppo della sua regione. Ritiene che alla fine si farà, anche se con qualche modifica. Ma non nasconde che sentire Davide Casaleggio parlare di «crisi di governo» lo ha preoccupato: «È una cosa sulla quale si deve riflettere». Per Chiamparino «quando si parla di mini-Tav, si parla di una cosa che già c'è». Questo perché quando era sindaco di Torino, durante gli scontri già accesissimi tra i no Tav e i favorevoli, partecipò nel 2006 alla costituzione dell'Osservatorio del territorio che cambiò radicalmente il progetto, riducendo i costi da 24 a 9 miliardi.
«Chiamparino e Fontana, cioè Pd e Lega, sono favorevoli ad affidarsi ad un referendum per sbloccare il contenzioso politico-ideologico sulla Tav.
Si tratta di una mobilitazione geografica che riguarda tutto il Nord, e favorevoli alla Tav sono anche i governatori di Liguria e Veneto. La questione è diventata talmente dirompente e cruciale che sono saltati, sul piano locale, quegli steccati politici che resistono invece a Roma», commenta Osvaldo Napoli, Forza Italia.
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