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Fontana, inchiesta sui camici. "Timori per la mia famiglia"

Minacce di morte, il governatore dai pm. Che ora indagano sulla fornitura dell'azienda della moglie

Fontana, inchiesta sui camici. "Timori per la mia famiglia"

Grande preoccupazione per le minacce a lui e soprattutto alla sua famiglia. Ma anche tranquillità in relazione al proprio operato durante l'emergenza coronavirus. Il governatore della Lombardia Attilio Fontana venerdì è stato ascoltato come persona offesa dal pm milanese Alberto Nobili, che guida il pool anti terrorismo. La Procura ha aperto un fascicolo per minacce aggravate e diffamazione dopo che sui muri della città sono apparsi graffiti firmati dai Carc con la scritta «Fontana assassino». Da allora il presidente della Regione vive sotto scorta, come stabilito dalla Prefettura di Varese, sua città natale.

Secondo quanto emerge, Fontana avrebbe espresso al pm apprensione per i messaggi intimidatori e ingiuriosi rivolti oltre che a lui stesso ai suoi familiari. Le decine di frasi sono arrivate sotto forma di post sui social o di lettere anonime e sono state raccolte in un dossier chiamato «Clima d'odio» consegnato nei giorni scorsi in Procura del legale del governatore, l'avvocato Jacopo Pensa. In una missiva in particolare si fa riferimento a un «incidente stradale occasionale» che dovrebbe coinvolgere la famiglia Fontana. Il governatore ha anche rivendicato la correttezza delle proprie azioni nella gestione dell'epidemia. Si è poi riservato di valutare eventuali scelte processuali quando l'inchiesta arriverà a conclusione.

Dopo le scritte sui muri accanto al Naviglio della Martesana, rivendicate dai Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo, alcuni giorni fa è comparso un terzo murale in zona Chiesa Rossa che recitava «Fontana assassino Sala zerbino». In questo caso gli autori sarebbero alcuni giovani del centro sociale Zam. Le stesse frasi sono state scandite in piazza sabato durante la manifestazione promossa dai sindacati di base cui hanno partecipato diversi gruppi antagonisti e anche i Carc.

Intanto ieri si è saputo che la Procura di Milano ha aperto un'indagine anche sulla vicenda della commessa per la fornitura di camici e altri dispositivi di protezione personale affidata a una società di Andrea e Roberta Dini, cognato e moglie di Fontana. Una fornitura, ha spiegato il presidente, che è stata in realtà una donazione alla Regione. La fattura, secondo la ricostruzione, è stata emessa per errore e il denaro è poi stato restituito al Pirellone. Il fascicolo, coordinato dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, è al momento a «modello 45», cioè senza ipotesi di reato né indagati. La vicenda era stata riportata dal Fatto Quotidiano, che a sua volta anticipava un servizio di Report. Il presidente lombardo ha dichiarato al Giornale: «Per quello che so, perché certo non ho seguito quella vicenda, quella era una donazione e mio cognato ci ha rimesso. Ma cercano sempre una sfumatura negativa, una zona d'ombra nella gestione della giunta Fontana». Il governatore ha anche fatto sapere di aver dato mandato ai propri legali di querelare Il Fatto e di «diffidare la trasmissione Report dal trasmettere un servizio che non chiarisca in maniera inequivocabile come si sono svolti i fatti e la mia totale estraneità alla vicenda».

La trasmissione di Rai3 ha confermato la messa in onda del servizio per ieri sera.

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