Nessuna telefonata ad Arcore e su Marcello Foa è braccio di ferro tra Lega e Forza Italia. Il partito di Matteo Salvini insiste con il M5s a indicare il giornalista italo-svizzero come presidente della Rai e gli azzurri confermano che oggi in Commissione di Vigilanza i loro 7 voti determinanti non li avrà. L'indicazione è di non partecipare al voto, come farà il Pd: se Fi è sicura dei suoi, i dem temono qualche franco tiratore. A questo punto, però, gli altri potrebbero far mancare il numero legale, per prendere tempo.
Servono 27 voti su 40, Lega e M5s ne hanno 21, più i 2 di Fdi. Senza gli azzurri, non c'è maggioranza. Per ora le posizioni rimangono cristallizzate, né ci sarebbe alcuna possibilità di convergere sul consigliere Rai vicino a Fdi Giampaolo Rossi: lui stesso avrebbe telefonato a Foa per smentire e Giorgia Meloni ha ammesso che non ci sono le condizioni, confermando l'appoggio a Foa, che ieri ha avuto il via libera dal Cda. Da Fi negano anche che siano in corso trattative per qualche poltrona di peso in Rai. E se verrà bocciato Foa, si dovrà puntare su un nuovo nome concordato. Magari Giovanni Minoli, che il Cav aveva già proposto?
Tra Lega e Fi c'è comunque una differenza, la prima minaccia di far saltare la coalizione se Fi voterà con la sinistra, Silvio Berlusconi e i suoi spiegano che non è per una poltrona che si romperà, che ben più importante è allora la battaglia sul decreto dignità. Gli azzurri insistono sulla questione del metodo, del nome «condiviso» e non imposto con «arroganza». Perché «se siamo alleati, si ragiona e si decide insieme», spiega il leader azzurro in un'intervista a Qn. Berlusconi sottolinea il ruolo di garanzia previsto dalla legge per il vertice Rai e la maggioranza dei due terzi in Vigilanza, per rispetto dell'opposizione. «Quando noi governavamo - ricorda il Cavaliere - abbiamo dato la presidenza della Rai a figure di valore come Petruccioli e Annunziata, certo non schierate con noi».
Ma il caso Foa va ben oltre la Rai e può coinvolgere le giunte di centrodestra in Regioni e comuni. Berlusconi mantiene Fi nella coalizione, invita Salvini a rompere con il M5s e a tornare a casa. Il governo non durerà e «o la Lega l'abbandonerà o gli elettori abbandoneranno la Lega». L'alternativa non sono necessariamente e lezioni anticipate, per l'ex premier, perché c'è già una maggioranza di centrodestra. La partita sulla Rai, dunque, mette alla prova il legame col Carroccio e le prospettive dell'alleanza. «Non siamo al mercato - dice il vicepresidente di Fi, Antonio Tajani -, non si tratta di vendere posti in cambio di voti». Poi, però, aggiunge che gli azzurri vogliono «conservare questa coalizione». È Salvini che vuole rompere, per gli azzurri, e ci prova con l'«atto d'imperio» su Foa, come dice il capogruppo di Fi in Vigilanza, Giorgio Mulè.
«Perché - chiede - per Salvini il no di Fi metterebbe in discussione la coalizione? Quando ebbe il via libera da Berlusconi per il governo con il M5s disse: Non mischiamo le pere con le mele, le alleanze in ambito locale non si toccano. Che cos'è cambiato?». Il sospetto, dice Andrea Ruggieri (in Vigilanza per Fi), è che «la Lega si prepari ad allearsi con il M5s alle regionali d'autunno».
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