Cadono i veti incrociati. Si stringono i bulloni dell'alleanza. Lo strappo che minacciava di allargarsi a macchia d'olio e di compromettere gli equilibri nell'anno elettorale si ricuce laddove si era formato il punto di rottura. A Padova. Riparte da qui l'asse Forza Italia-Lega dopo la crisi che lo scorso novembre aveva portato alla caduta del sindaco leghista Massimo Bitonci. Provocata dalla sfiducia di due consiglieri azzurri, aveva indotto un furioso Matteo Salvini a bandire il simbolo Fi dalle liste a sostegno dei candidati del Carroccio alle prossime comunali. Ecco perché l'accordo con cui ieri il governatore Luca Zaia e Niccolò Ghedini hanno annunciato ufficialmente la ricandidatura unica di Bitonci alle Amministrative di primavera, è molto di più di una semplice pace fatta. Dopo le tensioni è il suggello di un nuovo manifesto del «centrodestra unito» da rilanciare non solo in «tutti i comuni del Veneto» ma anche «a livello nazionale», ripetono i vertici azzurri.
Un esito non scontato. Nel mezzo ci sono state la sospensione, prima, e l'espulsione, poi, dei «traditori» in consiglio comunale (Carlo Pasqualetto e Manuel Bianzale) decisa dai probiviri azzurri, oltre all'intenso lavorio di ricucitura dello Ghedini in veste di pontiere, sostenuto dal commissario cittadino Adriano Paroli. La rinnovata convergenza su Bitonci rimedia così a «un grave errore politico», afferma l'avvocato e senatore azzurro, causato «esclusivamente da ragioni personali e non amministrative. Ci siamo assunti la piena responsabilità politica. E ora siamo pronti a riprenderci il governo di Padova e a ripresentarci assieme anche in tutti gli altri comuni del Veneto e a livello nazionale». Anche perché prove di disgelo tra il leader del Carroccio e Silvio Berlusconi erano già andate in scena nella piazza romana riunita lo scorso 28 gennaio da Giorgia Meloni a Roma, con la presenza sul palco del capogruppo azzurro Brunetta. Che ieri twittava: «Bene l'accordo per candidatura di Bitonci a sindaco di Padova.
Centrodestra unito vince nelle città, nelle Regioni e nel Paese». Insomma, non solo Veneto. Un mantra che spiana la strada al dialogo in vista di possibili elezioni con proporzionale e un ipotetico premio alla coalizione. E che archivia una «vicenda dolorosa».
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