Forza Italia lancia l'allarme: in arrivo una patrimoniale

Bocciato un emendamento del partito che chiedeva di escluderla. Tajani conferma: "La manovra va stravolta"

Forza Italia lancia l'allarme: in arrivo una patrimoniale

Non sarà che il governo in difficoltà per trovare denaro per pensioni e reddito di cittadinanza prepara una bella patrimoniale? Il sospetto lo insinuano da giorni i parlamentari di Forza Italia e ieri un segnale sembrava andare in questa direzione.

L'allarme lo lancia il deputato azzurro Pierantonio Zanettin. «La maggioranza gialloverde - sottolinea- ha respinto, nell'ambito della discussione sul decreto fiscale, l'ordine del giorno a mia prima firma che impegnava il governo ad escludere che nel nostro Paese sarà adottato alcun provvedimento normativo riconducibile ad una patrimoniale. Si conferma l'irresponsabile ambiguità del governo del cambiamento sul tema della imposta patrimoniale. Decisioni come queste determinano un gravissimo danno all'Italia, esponendola alla fuga dei capitali ed alla paralisi del mercato immobiliare». Anche Mara Carfagna, vice presidente azzurra della Camera, scrive su Twitter: «Il governo non esclude una patrimoniale. Siamo molto preoccupati».

Che la situazione economica si aggravi per l'incertezza sulla manovra e le correzioni volute dalla Commissione europea ancora da definire, è un fatto. «È veramente ridicolo: per tornare al punto di partenza abbiamo bruciato 300 miliardi. Mi sembra una scelta da irresponsabili», commenta il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. Pur augurandosi che non ci sia una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia che «provocherebbe dei danni enormi al popolo italiano», il vicepresidente di Fi contesta che i problemi si possano risolvere riportando l'obiettivo di deficit per il 2019 al 2,04%. «La manovra - dice, a margine del prevertice del Partito Popolare Europeo - va stravolta. Si è fatta una dichiarazione di guerra all'Europa e ora con questa manovra ridicola si dice abbiamo scherzato e torniamo indietro. È un non-senso che ha fatto danno solo agli italiani. Non si sa se ridere o piangere di fronte all'atteggiamento del governo italiano».

Sestino Giacomoni attacca nella sua dichiarazione di voto in aula con un no al dl fiscale. «Avete fatto tutto questo rumore per nulla, per lo 0,4% (dal 2,4 al 2,04%). La vostra retromarcia vale 6,4 miliardi (4,2 miliardi di tagli e 2,2 di nuove tasse). Mentre la vostra politica degli annunci del muro contro muro è costata agli italiani 244 miliardi bruciati a causa dello spread. Fermatevi, prima che sia troppo tardi!».

Per gli azzurri, ormai, più che cambiare la manovra si deve cambiare subito il governo. E la delusione di tanti grillini di fronte alla retromarcia di Di Maio sul reddito di cittadinanza, può aiutare nella prospettiva di una maggioranza di centrodestra. I segnali si sono visti con il voto di fiducia in Senato sull'anticorruzione (5 preferenze in meno sulle 167 dei gialloverdi) e alla Camera al dl fiscale, con 35 voti dispersi della maggioranza.

Ad Arcore arrivano messaggi su almeno una decina di delusi 5S al Senato, «pronti a sostenere un governo di centrodestra in caso di fallimento di questo esecutivo». Alcuni potrebbero entrare nei gruppi di Fi, altri in quello misto. Anche a Montecitorio le manovre sono in corso, ma Silvio Berlusconi vuole solo proposte serie, compatibili con il programma di coalizione.

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