Per ogni azzurro il 21 novembre 1994 è una data dolorosa e indimenticabile, quella dell'avviso di garanzia consegnato all'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi durante il G7 di Napoli, di fronte ai grandi della terra.
Così, è diventata la "Giornata della giustizia negata" e in tutt'Italia Forza Italia porta i suoi in piazza, da Roma a Napoli, da Varese a Messina, da Genova a Viterbo, da Pescara ad Arezzo, a Bari.
La battaglia per la separazione delle carriere oggi, ha spiegato il leader Antonio Tajani in una lettera al Giornale, è diventata simbolo della lotta alle ingiustizie subite da tanti, da Enzo Tortora al Cavaliere. E infatti i frontmen nella campagna per il Sì al referendum di primavera sono "persone che hanno subito errori giudiziari, che sono usciti puliti ma hanno subito dei danni", come dice l'azzurro Pierantonio Zanettin, alla conferenza stampa alla Camera in cui vengono illustrate le iniziative azzurre, tra sit in, gazebo, convegni. "L'episodio clamoroso dell'avviso di garanzia - prosegue il senatore -, con tutto quello che è seguito, oggi è il pretesto per parlare della nostra riforma e della giustizia". Paolo Zangrillo, ministro della pubblica amministrazione in un videomessaggio al convegno di Torino sul tema ricorda quello di 31 anni fa come "un vero e proprio attacco alla sovranità popolare, il simbolo di una stagione in cui la giustizia, anziché garantire libertà, rischiò di comprimerla".
E il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri dice: "La malagiustizia che ha colpito Berlusconi è stata grave, perché ha condizionato la vita democratica del Paese, ma i casi di malagiustizia sono innumerevoli". A Napoli, potremmo dire su quella che è stata "la scena del delitto", il vicepremier Tajani ha accanto la compagna di Tortora, Francesca Scopelliti. "Enzo - dice- era un liberale, colto, raffinato, un giornalista e brillante uomo di televisione.
Da un giorno all'altro si ritrovò in manette davanti alle telecamere, rinchiuso in carcere. La vicenda si trascinò per anni. Lui si battè come un leone ma morì poco dopo il proscioglimento definitivo".
Nelle altre città ci sono tanti testimoni di vite rovinate, come il rettore universitario Roberto Racinaro, il calciatore Michele Padovano, l'operaio Angelo Massaro, l'infermiera Caterina Abbattista. Gente comune.
Saranno loro a guidare i comitati del Sì organizzati dal partito per il referendum. Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia, in un evento a Bari sul tema, spiega: "La cosa più assurda, sbagliata e dolorosa fu che Berlusconi lo apprese dalla prima pagina di un quotidiano. È stato un saggio, pesantissimo, di quel meccanismo mediatico-giudiziario che negli anni ha mostrato tutto il suo devastante potenziale distorsivo".
A Roma, sotto la Galleria Umberto Sordi, gli azzurri stendono un maxi striscione con la scritta: "Grazie a Forza Italia per una giustizia giusta". È un sit in, cui partecipano giovani del partito, semplici militanti e parlamentari. Vice Segretario di Fi Stefano Benigni è all'evento di Bergamo: "Nei prossimi mesi saremo impegnati per la campagna referendaria: vogliamo che i cittadini capiscano che è fondamentale votare sì". Gasparri ricorda che il sorteggio introdotto dalla riforma alle elezioni del Csm servirà a mettere fine alle correnti, così la pensa anche il frontman del No alla riforma. "Gratteri è per il sorteggio, penso che voterà sì alla fine...".
Il capogruppo alla Camera Paolo Barelli non vuole alimentare lo scontro: "Non è una riforma contro qualcuno, ma a favore dei cittadini".
Ogni anno lo Stato spende 27 milioni di euro per indennizzi alle vittime, dal 1992 sono 901 milioni per quasi 32 mila casi.
Ma per il deputato di Fi Enrico Costa "non si può limitare il tema giustizia negata ai casi di ingiusta detenzione, in tanti neppure presentano la domanda di risarcimento".Il calcolo sarebbe di circa 100mila persone dal 1992 che hanno perso la libertà e poi sono state assolte. Per Costa è giusto che ora si pronuncino i cittadini sulla riforma. "Sono sicuro che vincerà il Sì".