RomaPoco prima dell'una, al voto finale sulle riforme, l'emiciclo di destra di Montecitorio si macchia di rosso. Il partito, in linea con le indicazioni di Berlusconi, dice «no» alle riforme renziane. Forza Italia è unita e compatta. Ma solo cromaticamente. Su 70 deputati votano «no» in 65: quattro gli assenti e uno solo il sì, quello dell'isolato ex ministro Gianfranco Rotondi. Ma che fatica arrivare a questo risultato: pare che il Cavaliere in persona, dalle 11 di sera fino a notte fonda, abbia chiamato a uno a uno i deputati contrari alla linea della porta in faccia al premier; e soltanto l'intervento diretto del presidente ha evitato che Fi votasse in ordine sparso.
I maldipancia sono tanti e profondi e questa volta sono i cosiddetti «nazareni» a ingoiare il rospo del «niet» alle riforme e a uscire allo scoperto. Verdiniani, certo, ma non solo: ci sono quelli che «al Senato abbiamo detto di sì e alla Camera no; come lo spieghiamo agli elettori?»; ci sono quelli che «col Nazareno Berlusconi era centrale e adesso invece e all'angolo»; ci sono quelli che ce l'hanno con Brunetta perché «è troppo incendiario»; ci sono quelli che «così ci schiacciamo sulla Lega». Sono in sostanza i «nazareni», nuova corrente azzurra che agita i berlusconiani. Questi ultimi avrebbero volentieri votato «sì» alle riforme o al massimo si sarebbero astenuti. Nella notte di lunedì, appresa la decisione del pollice verso al nuovo Senato, avevano persino vergato un documento nel quale spiegavano il perché avrebbero disobbedito. Poi, il documento viene smussato in zona Cesarini e, soprattutto, termina con un riallineamento ai desiderata del Cavaliere: «Con grande disagio e dissenso votiamo no alle riforme ma solo per affetto verso Berlusconi: le riforme non sono mostruose». Non solo. Questa volta ci si adegua ma in futuro... «Voteremo dunque come da te indicato non per disciplina di gruppo, ma per affetto e lealtà nei tuoi confronti. Lo facciamo contraddicendo le nostre convinzioni, e dicendoti con franchezza, che situazioni simili in futuro non potranno vederci silenti», è la chiusa del documento firmato da 17 deputati. Ci sono Massimo Parisi, Luca D'Alessandro, Daniela Santanchè, Laura Ravetto, Monica Faenzi, Ignazio Abrigani, Luca Squeri, Basilio Catanoso, Antonio Marotta, Giovanni Mottola, Giuseppe Romele, Marco Martinelli, Carlo Sarro, Gregorio Fontana, Giorgio Lainati, Luigi Cesaro e Gianfranco Rotondi.
Dicono che la nuova linea politica li mette in difficoltà anche nei confronti del Carroccio: «Ti diciamo dunque con franchezza e lealtà che non... andremo a sostenere le stesse tesi del Movimento 5 Stelle o di Sel, né riteniamo che un partito come il nostro possa subire i diktat di chi si propone - prima di eventuali alleanze in vista delle elezioni regionali - di verificare il nostro comportamento in Parlamento. Lo troviamo offensivo per la nostra dignità di partito e di parlamentari».
Nella lettera c'è pure un duro j'accuse al capogruppo Renato Brunetta: «Siamo altresì persuasi - si legge - che la conduzione del nostro gruppo parlamentare mostri quotidianamente un deficit di democrazia, partecipazione e organizzazione... Come dimostra questo documento il gruppo non è né unito né persuaso dalla linea che è stata scelta». Daniela Santanchè, firmataria del documento, smussa con ironia: «Decapitazione del capogruppo? Ma figuriamoci se mi appassionano le pratiche stile Isis...». Di fatto, in Transatlantico, si vocifera già del sostituto ideale: «Elio Vito sì che sarebbe una bella guida». In ogni caso il ragionamento che fanno i «nazareni» è questo: «Se a noi si sommano pure i fittiani è chiaro che la maggioranza del gruppo è critica nei confronti di Brunetta. Se ne traggano le conseguenze».
Già, i fittiani, l'altra corrente azzurra. Anche ieri gli antinazareni tout court hanno voluto smarcarsi dicendo in Aula che il loro «no» era ben diverso da quello degli altri. «Noi votiamo contro non perché Renzi ha tradito il patto ma perché queste riforme fanno schifo». E ancora, con sorriso di scherno: «Adesso Verdini e i suoi lamentano la mancata democrazia nel partito? Beh, siamo alle comiche...».
In mezzo a questo bailamme c'è chi indica le lucine rosse: «Quello che conta è il risultato finale, ossia che abbiamo votato tutti uniti».
Benvenuti tutti all'opposizione
Ma ora niente scherzi al Senato
Bene la decisione di Forza Italia di votare compatti no al ddl Boschi
Quelli che hanno firmato la lettera vogliono solo arrivare al 2018
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