Foto rubate e telefoni spiati: in aula la guerra dei blogger

Sospettati di aver hackerato i profili dei vip. Lucarelli, Soncini e Neri davanti al giudice si accusano a vicenda

Foto rubate e telefoni spiati: in aula la guerra dei blogger

Milano Addio buone maniere, solidarietà tra colleghi di gossip e di blog. Il primo processo italiano al mondo dorato del pettegolezzo on line si avvia, seppure lentamente, a conclusione. Il rischio di una condanna si fa dannatamente concreto, i nervi fibrillano, tra gli imputati volano gli stracci. E che imputati: un terzetto che raccoglie il top degli specialisti della chiacchiera di costume e dell'osservazione critica del mondo dei vip. Due signore di bella penna, Selvaggia Lucarelli e Guia Soncini; e con loro Gianluca Neri ovvero «Macchianera», blogger e guru della rete. Quello, tanto per capire, che ogni anno elegge i migliori siti d'Italia.

Tutti insieme, sono accusati di avere spiato illegalmente decine e centinaia di siti di vip, per trarne notizie e visibilità. Il colpo più clamoroso, le foto del compleanno di Elisabetta Canalis nella inviolata villa di George Clooney a Laglio. Ma con le password fornite da Neri, la Lucarelli - firma di punta del Fatto quotidiano - e la Soncini - garbata rubrichista di Repubblica - sarebbero entrate in quantità enormi di altre mail private. Il mese prossimo il pm Grazia Colacicco farà la sua requisitoria. E nell'ultima udienza a rompere il fronte è Guia Soncini, che in aula non si è ma fatta vedere: ora deposita una memoria in cui prende platealmente le distanze dai suoi coimputati. Dalla «signora Lucarelli», in modo sintetico e caustico: «Nessuno me l'ha mai presentata. L'ho vista da lontano due volte nel corso delle quali non ci siamo mai parlate. Di entrambe le volte ricordo che parlava a voce così alta che la si sentiva anche da parecchi metri. Della seconda volta ricordo che era in compagnia di Fabrizio Corona».

Scaricata così la collega, la Soncini passa al tasto più rischioso, ovvero i suoi rapporti con Neri. E qui va giù ancora più pesante: «Lui era molto servizievole e con una certa tendenza alla rielaborazione fantasiosa quando raccontava fatti e rapporti. Avevamo svariate conoscenze in comune che trovavano divertente la sua inattendibilità. L'impressione che ne ebbi fu quella di un innocuo fanfarone». Tanto innocuo, però, in seguito non si sarebbe rivelato: la Soncini racconta ai giudici che un giorno, un suo amante segreto aveva il cellulare scarico, Neri lo attaccò al proprio computer per ricaricarlo. Risultato: tutti gli sms finirono succhiati e archiviati sul pc del blogger.

Con le foto della festa a casa Clooney, offerte in esclusiva a Chi per 170mila euro, un testimone ha accusato la Lucarelli di aver cercato il colpo economico. Di obbiettivi così venali la Soncini non è accusata, e nella sua memoria comunque precisa «non partecipai ad alcuna trattativa per la vendita delle foto del compleanno della Canalis». Ma secondo l'accusa, anche lei accede in modo compulsivo alla casella dove Neri metteva a disposizione il frutto degli hackeraggi.

E qui, per trarsi d'impiccio, finisce con il parlare male anche di se stessa: «Nessuno dei giornali per cui lavoro mi chiederebbe mai di procurare una notizia di alcun genere, non essendo io portata a scovarle e a riconoscerle». Di una rivista femminile per cui scrive afferma: «Trattava i temi del mondo dello spettacolo solo se essi erano molto lontani nel tempo e preferibilmente riguardanti personaggi defunti».

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