Parigi La fontana di Place Royale, a Nantes, è colorata di rosso sangue dopo la scoperta del corpo di Steve Maia Caniço, l'educatore di 24 anni scomparso nella notte tra il 21 e il 22 giugno, dopo un controverso intervento della polizia, e ripescato lunedì. C'era una serata di musica elettronica, a Nantes; nei pressi del fiume Loira. Arrivano gli agenti. Scoppia il caos e alcuni ragazzi finiscono in acqua. Steve non sapeva nuotare. Si perde.
Partono le ricerche, gli hashtag. Due giorni dopo la scoperta dei resti del ragazzo di origine portoghese, lo slogan «Justice pour Steve» inizia a sostituire l'hashtag #OuEstSteve che rimbalza sui social e sui muri di Nantes da un mese e più. Martedì scatta un'inchiesta giudiziaria per «omicidio colposo», con la famiglia parte civile. Ma ormai è la Francia intera a interrogarsi sull'accaduto: soprattutto sulle testimonianze discordanti.
Oltre all'uso dei gas lacrimogeni, cosa ha fatto la polizia? Le 14 persone salvate sono scivolate nel fiume a causa dell'intervento delle forze dell'ordine? Cosa è successo veramente? Alcuni ragazzi parlano di cariche. Di Steve si perdono le tracce dopo il controverso lancio di gas. I resti del corpo, un mese dopo la scomparsa, trascinano il caso sui banchi della politica.
La morte del 24enne è «un dramma che tocca ognuno di noi», ammette il premier Édouard Philippe, provando a creare empatia con una nazione tornata in piazza, stavolta per chiedere «giustizia e verità». Nel mirino dell'opinione pubblica, il ministro dell'Interno Cristophe Castaner: già criticato per la gestione dei gilet gialli. Difende a oltranza l'operato della polizia e la sinistra estrema ne chiede le dimissioni per non aver chiarito a dovere, invocando una commissione d'inchiesta parlamentare.
I francesi - secondo la versione dell'Interno - dovrebbero accontentarsi del rapporto dell'Igpn (Ispettorato Generale della Polizia Nazionale): «Non ci sono prove per stabilire un legame diretto tra l'azione delle forze dell'ordine e la scomparsa di Steve alle 4 del mattino»; intervento «giustificato», non «sproporzionato». Che qualcosa sia andato storto, a margine della serata di Nantes, è probabile. Il fotografo 33enne Romain si sta ritagliando il ruolo di gola profonda. Racconta di essersi lamentato in caserma per «i lacrimogeni della polizia, che hanno portato a cadute e altri disagi». Dice che l'intervento di alcuni agenti avrebbe messo «in pericolo la vita di altre persone», ma che la sua testimonianza sarebbe stata ignorata. Intanto, dopo Nantes, ieri una marcia a Tolosa è finita con tensioni e cariche; oggi alle 15 appuntamento a Parigi, davanti agli uffici della Igpn, domani di nuovo a Nantes per invocare «giustizia» nonostante il divieto della prefettura.
Fatalità o storia di violenza, il premier ha infine deciso di aprire un'inchiesta. Ieri, però, una nuova polemica. Sono spuntate foto di agenti di Nantes che sui social scherniscono Steve e i ragazzi caduti in acqua. «Dov'è Steve? Ora è in una cella frigorifera». Commenti cancellati tardivamente, perfino il fotomontaggio di Aquaman-Steve che irride il ragazzo morto. Le autorità hanno avviato un'inchiesta interna.
Per l'avvocato della famiglia del 24enne, «la fretta con cui è stato scritto il rapporto dell'Igpn, senza l'audizione di testimoni in acqua con Steve, nessuna voce delle persone presenti, nessuna competenza balistica sul numero di
proiettili lanciati dalla polizia, bombe a gas lacrimogeni», nasconde zone d'ombra per sperare in condanne penali. Il refrain finirà in tribunale. Mentre il nuovo casting di Emmanuel Macron per un rimpasto di governo è in corso.
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