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Francia, un'altra donna sfiderà Macron

La moderata Valérie Pécresse vince le primarie dei Républicains

Francia, un'altra donna sfiderà Macron

«La destra repubblicana è tornata», esulta Valérie Pécresse. Ma rischia anche di tornare a perdere alle prossime elezioni presidenziali di primavera in Francia, con la concreta possibilità che non arrivi nemmeno al ballottaggio, come è già accaduto nel 2017 quando la gran finale per l'Eliseo si giocò tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen.

Scelta al secondo turno delle primarie dei Républicains con il 60,95% dei voti (69.326 aderenti al partito) contro il 39,05% del deputato di Nizza, Eric Ciotti (44.412 voti), Pécresse, 54 anni, presidente de l'Ile-de-France, ex consigliera di Jacques Chirac e due volte ministra di Nicolas Sarkozy, social-liberale in economia, a fine Congresso ha spiegato orgogliosa quale novità rappresenti la sua vittoria: «Per la prima volta il partito di de Gaulle, Pompidou, Chirac e Sarkozy ha una donna candidata alle presidenziali. Penso a tutte le donne di Francia».

Eppure rischia di essere proprio un'altra signora della politica, la leader dell'ultradestra Marine Le Pen, a dare una batosta a Pécresse e all'altra candidata, la socialista Anne Hidalgo, in una corsa per l'Eliseo movimentata dalla discesa in campo del giornalista di estrema destra, l'anti-femminista Eric Zemmour. Nonostante le tre dame in gara - un record mai registrato prima d'ora - la questione di genere sarà l'ultimo dei temi caldi nella sfida di aprile. Lo confermano gli obiettivi annunciati dalla prescelta del centrodestra francese dopo la vittoria: «Fermare l'immigrazione incontrollata e ridurre il peso schiacciante del debito della Francia, ma anche mettere fine alla globalizzazione senza regole». La promessa - ha spiegato Pécresse - è la rottura con il passato ma il rifiuto degli estremismi: «Gireremo la pagina di Macron, senza lacerare le pagine della storia di Francia». La «signora del fare» - come la chiama chi ha apprezzato il suo lavoro di governo e di presidente dell'Ile de France, la regione in cui si trova Parigi - farà leva sull'immagine di riformatrice, puntando su una svolta moderata dopo la vittoria su Ciotti, rappresentante della corrente dei Républicains più vicina all'estrema destra. D'altra parte nel 2019, dopo il tonfo alle europee, quando la lista di Le Pen superò quella del presidente Macron e i Repubblicani arrivarono quarti con un misero 8,5%, Pécresse lasciò il partito accusandolo di essere scivolato troppo a destra. Poi il ritorno. Ecco perché la sua candidatura rischia di insidiare soprattutto Macron, ma di regalare spazio agli altri sfidanti.

Che la campagna elettorale non sarà una passeggiata lo dicono i sondaggi, almeno quelli della vigilia di Congresso. Fin qui Pécresse ha raramente superato il 10%, attestandosi più spesso intorno al 9%, e sempre qualche punto sotto non solo a Macron, ma anche a Le Pen e Zemmour, che ruotano intorno al 13%-14%, secondo le due rilevazioni di novembre dell'istituto Harris Interactive. La candidatura unica del centrodestra cambierà probabilmente i numeri. Ma c'è chi pensa che Pécresse possa anche scivolare all'ultimo posto, dopo il candidato di estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon (anche lui al 9%). Intanto Marine Le Pen tenta di demolirla così, dicendosi dispiaciuta per gli elettori dei Républicains: «Dei candidati è forse la più vicina a Macron.

Ha praticamente lo stesso profilo e certamente le sue stesse posizioni su numerosi temi».

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