Un freno ai salti in politica

La riforma della giustizia ha messo un punto fermo alle cosiddette "porte girevoli" tra magistratura e politica.

Un freno ai salti in politica

La riforma della giustizia ha messo un punto fermo alle cosiddette «porte girevoli» tra magistratura e politica. Le toghe che d'ora in avanti sceglieranno di scendere in campo non potranno più effettuare il percorso inverso. Biglietto di sola andata, in pratica. D'altronde, com'è possibile che chi si «sporca le mani» coi palazzi del potere, poi possa tornare ad amministrare la giustizia senza possibili conflitti d'interesse?

Dall'altro ieri fioccano non a caso numerosi commenti positivi per la decisione del Guardasigilli Marta Cartabia. Su tutte, le voci di diversi ex magistrati che non hanno resistito alla chiamata della politica e che ormai da anni hanno svestito la toga. Eccone alcune. Antonio Ingroia, già leader di Rivoluzione Civile: «Chi ha ottenuto e svolto una carica politica non può più tornare indietro. Deve esserci lo sbarramento totale». Michele Emiliano, attuale governatore della Puglia: «Soluzione non ipocrita e certamente più utile a tutelare in modo coerente il prestigio dell'ordine giudiziario». Luigi de Magistris, ex sindaco di Napoli: «Non sono possibili le porte girevoli, è una cosa inaccettabile che fa perdere di credibilità». Sul punto, insomma, è quasi impossibile trovare una voce critica.

Il nodo che resta irrisolto riguarda invece il salto dalla magistratura al Parlamento. Troppe volte abbiamo visto pm sfruttare l'eco mediatica di qualche inchiesta per scalare i palazzi della politica. Troppo facilmente i partiti hanno sedotto e conquistato, per mero tornaconto elettorale, qualche magistrato finito da un giorno all'altro sotto i riflettori. Il capostipite fu Antonio Di Pietro, passato da Mani Pulite alla sfida del Mugello con Giuliano Ferrara per un seggio in Parlamento, fino a fondare un partito. E oggi, per gli stessi motivi di improvvisa notorietà, il Palazzo sta solleticando le ambizioni di qualche virologo.

Come in un bugiardino medico, servirebbero degli avvertimenti o quantomeno delle controindicazioni. E, dato che la legge non può nulla, toccherebbe un pizzico di sensibilità in più a magistratura e politica. Ce la faranno?

I precedenti non fanno ben sperare.

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