New York. Nulla di fatto. Joe Biden «è stato chiaro» con Vladimir Putin che se dovesse invadere l'Ucraina «Stati Uniti e alleati risponderanno in modo deciso e imporranno costi severi a Mosca», mentre la Russia smentisce un'offensiva militare. Dopo la telefonata tra i due leader, apparentemente lo scenario non cambia: come ha riferito la Casa Bianca, Biden ha ribadito che un'invasione si tradurrebbe in «molte sofferenze umane», e pur se Washington «rimane pronta a impegnarsi nella diplomazia, è ugualmente preparata per altri scenari». Prima del colloquio tra Biden e Putin, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha sentito il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, avvertendolo ancora una volta che se Mosca dovesse decidere per un'operazione militare, questo si tradurrebbe in una «risposta transatlantica risoluta, massiccia e unita». Gli Usa e l'Ue hanno «ignorato» le nostre richieste sulla sicurezza, ha replicato Lavrov, «negando» che la Russia abbia intenzione di invadere l'Ucraina, e sottolineando che le affermazioni di Washington in senso contrario sono «provocazioni» e un modo di fare «propaganda» anti-Mosca. Nei tentativi di dialogo diretto tra le due potenze si è inserito di nuovo il presidente francese Emmanuel Macron, che ha parlato con Putin per sottolineare come un «dialogo sincero» non sia compatibile «con un'escalation» della tensione, e secondo fonti dell'Eliseo ha riaffermato la «determinazione a reagire» degli occidentali in caso di operazione militare.
Le accuse contro Mosca sui piani di invasione sono «speculazioni provocatorie», ha risposto il presidente russo. Macron ha parlato anche con Biden, oltre che con il cancelliere tedesco Olaf Scholz e con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Proprio quest'ultimo ha detto che gli avvertimenti degli Stati Uniti su una possibile invasione russa «causano il panico». E il ministero degli Esteri di Kiev ha precisato che «al momento è cruciale restare calmi e uniti». La tensione però continua a salire e i segnali dal terreno sono tutt'altro che incoraggianti. Un funzionario del dipartimento di Stato ha affermato che un conflitto è sempre più probabile, tanto che il Pentagono ha deciso di ritirare la quasi totalità dei soldati ancora presenti sul territorio ucraino. Il portavoce John Kirby ha spiegato che la decisione è stata presa per precauzione in quanto la «sicurezza del nostro personale» è la priorità. Gli Usa hanno ordinato a quasi tutto lo staff dell'ambasciata a Kiev di lasciare subito il Paese, e da domani saranno sospesi tutti i servizi consolari nella capitale. Resterà soltanto un piccolo contingente diplomatico nella città di Leopoli per «gestire le emergenze». Pure Mosca, secondo il ministero degli Esteri, ha iniziato a ridurre il personale diplomatico «temendo possibili provocazioni di Kiev o di Stati terzi». E si allunga la lista dei Paesi - tra cui Olanda, Spagna, Germania, Belgio - che invitano i cittadini a lasciare l'Ucraina il prima possibile.
Secondo il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan, se si verificherà un attacco russo «è probabile che inizi con bombardamenti aerei e attacchi missilistici, e una successiva invasione di terra comporterebbe l'assalto di una forza massiccia». Stando a informazioni di intelligence riferite dal New York Times, Mosca punterebbe all'avvio di un'azione militare mercoledì prossimo, il 16 febbraio: non è escluso che l'identificazione di una data precisa faccia parte della campagna di disinformazione russa, ma il casus belli potrebbe nascere dal fallimento del negoziato di Berlino di giovedì scorso per attuare gli accordi di Minsk che garantiscono statuti speciali alle province ribelli del Donbass. La Russia potrebbe decidere di riconoscere unilateralmente Donetsk e Lugansk con il voto della Duma fissato proprio per mercoledì. Oltre centomila soldati russi sono già alle porte dell'Ucraina, e poi ci sono i movimenti in mare, con la maxi-esercitazione militare lanciata da Mosca nel Mar Nero, muovendo 30 navi da Sebastopoli e Novorossijsk, mentre da dicembre la portaerei americana Harry Truman è impegnata in manovre nel Mediterraneo, che in settimana si sono spostate nell'Adriatico. E ad aumentare la tensione c'è stato pure lo sconfinamento di un sottomarino classe Virginia della Marina Usa in acque territoriali russe nel Pacifico.
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