Cronache

La fuga d'amore sull'auto di nonna

Due ragazzine di 14 anni rintracciate dopo undici giorni

La fuga d'amore sull'auto di nonna

Dalla Francia alla Calabria. Un controesodo di senso in termini di emancipazione sessuale. Una strana traiettoria al contrario per una «fuitina» saffica. Eppure è di questo che si è trattato, alle soglie del 2020: di una fuga d'amore.

Più di 1300 km in auto, per allontanarsi da tutti e trovarsi da sole, sganciarsi dagli altri e stringersi tra loro come il filo di un gomitolo. Guidando a turno, senza patente, l'auto rubata alla nonna di una d loro. Dalla Francia fino in Calabria, per amore. Che già fa fare cose strane sempre, ma diventano ancora più strane quando si hanno quattordici anni e si è una ragazza innamorata di un'altra ragazza. Il 29 novembre scorso hanno buttato in una sacca il minimo indispensabile (cosa ci si porta per non tornare?) e hanno acceso il motore. Direzione: altrove. Via da Vence, piccolo centro abitato a pochi chilometri da Nizza dove tutti conoscono tutti e nessuno sa davvero nulla di qualcuno. Il parroco, la preside, la panettiera. Le migliori amiche, le compagne di classe, le inseparabili. Macché: le innamorate. Si parte perché nascondersi viene a noia e toglie spazio ai baci, all'amore, alla vita. È energia rubata, tempo succhiato via. Il più è stato varcare la frontiera italo-francese a Ventimiglia. Senza la patente, senza l'età per averla, con le guance infiammate dalla paura e la libertà che dà vertigini. Ma passano la frontiera e allora sembra un destino. Direzione Roma. Puntano alla città eterna e ci arrivano. E usano tutti i loro risparmi. Mangiano nelle osterie di Trastevere quando possono e poi panini sedute sui gradini di Trinità dei Monti. E dormono in posti romantici fin quando riescono, e poi ovunque capiti che è romantico lo stesso, a quattordici anni: Thelma innamorata di Louise. I soldi finiscono ma non è ora di tornare, si va avanti in qualche modo: più lontano e più strette. Un gomitolo che si stringe, perché dall'amore non si scende, perché se non si è due, si è meno di uno. È in Sicilia che vogliono arrivare. Ed è a Bianchi, in provincia di Cosenza, che la loro corsa si arresta. Un viaggio di undici giorni che è stato una piccola vita. C'è stato dentro tutto, come nelle case in miniatura delle bambole: un inizio, una vacanza, un viaggio di nozze. Tutto in piccolo, tutto «avanti veloce», come il tasto dei vecchi registratori. È a Bianchi che i carabinieri le hanno intercettate, mentre dormivano abbracciate sul sedile dell'auto. Hanno fatto finta di essere grandi, di aver diritto di essere lasciate in pace, ma non ci sono riuscite. I militari, insospettiti, hanno iniziato i controlli. E poi le hanno nutrite, scaldate e convinte a raccontare la loro storia. Che era anche una bellissima storia. Ma finiva lì. Undici giorni e 1.300 km.

Senza salto ma senza lieto fine.

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