Il fustigatore che denuncia le magagne dei compagni

Il politico Fdi che ha smascherato le trame rosse da ragazzo ha lavorato per Tiziano Renzi

Fabrizio de FeoRoma «La mattina presto quando c'era da fare la levataccia, i giornali venivano a portarceli la mamma o il babbo di Renzi, poi con calma, quando finivamo arrivava lui. Dovevo pagarmi gli studi da solo perché a 19 anni, quando mi iscrissi al Fuan, in casa fu una tragedia. Erano tutti di sinistra. Conobbi Renzi ai campi scout, lui faceva parte di un altro gruppo ma sua mamma a volte veniva a cucinare per noi».Giovanni Donzelli, fiorentino, classe '75, consigliere regionale in Toscana di Fratelli d'Italia, da mesi è diventato la spina nel fianco del premier con le sue pubbliche denunce. Abituato a fare politica sul territorio fin da giovanissimo al fianco di Giorgia Meloni, è uno di quelli che ha fatto la sua bella gavetta nei movimenti giovanili, come consigliere comunale a Firenze e infine in Regione Toscana. Costretto a remare controvento, Donzelli è da sempre in prima linea nel denunciare sprechi, privilegi, clientele e anomalie del sistema di potere rosso. Di umor faceto, approccio scanzonato e lingua sciolta, è un prototipo vecchio stampo di opposizione spigolosa e senza sconti, un cagnaccio poco incline a mollare l'osso senza aver spulciato tra carte e documenti e aver fiaccato le resistenze delle varie burocrazie. In questi giorni Donzelli ha messo in seria difficoltà il governo sollevando gli scandali che ruotano intorno alle famiglie Renzi e Boschi. Da ragazzo Donzelli ha lavorato proprio per la Speedy, azienda della famiglia Renzi poi trasformata in Chil e oggi fallita. Faceva lo strillone come tanti altri ragazzi a caccia dei primi soldi: «Qualcuno dice che Renzi mi ha anche votato alle elezioni universitarie, quando ero candidato nelle liste di destra. Lui non lo ha mai smentito». Ma quando Matteo ha iniziato l'esperienza politica schierandosi a sinistra nessuna pietà: Donzelli è diventato uno spietato controllore.

Ha denunciato le contraddizioni più eclatanti del sindaco «rottamatore solo a parole»: dalle spese pazze fino alla poltrona da duemila euro per il suo ufficio come sindaco di Firenze. Fino alle ombre sugli affari della famiglia del premier. Il motivo? «Non sopporto la sua falsità, si è presentato come il rinnovatore pulito. Invece è peggio dei baroni inciucioni della prima Repubblica».

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