Donald Trump strappa il compromesso ed esulta per quello che definisce un «grande successo per l'America». Dopo una notte di trattative tra le rispettive delegazioni i grandi della Terra riuniti al G20 di Buenos Aires hanno raggiunto l'intesa sul comunicato finale del vertice. Un risultato per nulla scontato viste le premesse della vigilia, con gli Stati Uniti che erano pronti a sfilarsi dalla dichiarazione come avvenuto nel giugno scorso al G7 in Canada, quando il presidente americano già a bordo dell'Air Force One annunciò il cambio di rotta, togliendo la firma dal testo finale. E mentre il tycoon canta vittoria, spiegando di aver effettuato «enormi progressi al G20 con molte nazioni» (pur se ha cancellato la conferenza stampa conclusiva per rispetto nei confronti della famiglia Bush), agli altri leader rimane la consolazione di aver evitato uno scontro dalle conseguenze incalcolabili.
Dal comunicato del G20 è sparito il consueto passaggio sulla lotta al protezionismo, un riferimento in contrasto con la dottrina dell'America First e inaccettabile per l'amministrazione Usa. Si fa solo riferimento all'esistenza di «problemi sul fronte del commercio», mentre gli Stati Uniti hanno accettato di inserire un passaggio sulla necessità di riformare il Wto, poiché «c'è spazio per un miglioramento» di questo organismo. Il G20, scrivono poi i leader, vede favorevolmente «la forte crescita economica globale, anche se sempre meno equilibrata tra i Paesi», ma sottolinea come «alcuni dei principali rischi, tra cui le vulnerabilità finanziarie, si sono in parte materializzati».
Lo scoglio maggiore ha riguardato l'azione contro i cambiamenti climatici, che Washington sin dall'inizio ha chiesto di escludere dall'impegno collettivo del vertice, tanto che il braccio di ferro con l'Unione Europea sarebbe durato sino all'ultimo. E pur avendo evitato lo scontro, le divisioni restano. I Paesi firmatari dell'accordo di Parigi, tranne gli Stati Uniti, confermano che l'intesa è «irreversibile» e gli impegni previsti devono essere «pienamente attuati» pur rispettando le differenze esistenti. Ma gli Usa hanno ottenuto l'inserimento di un paragrafo a parte in cui ribadiscono la loro uscita dall'intesa, sfilandosi da ogni impegno. Tra i passaggi saltati c'è quello sul legame tra le emissioni causate dall'inquinamento dell'uomo e il fenomeno del climate change, anche in questo caso una vittoria per Trump.
Sul fronte della migrazione, infine, i leader affermano che i «grandi movimenti di rifugiati sono una preoccupazione globale con conseguenze umanitarie, politiche, sociali ed economiche: sottolineiamo l'importanza di azioni condivise per affrontare le cause profonde dello spostamento e rispondere alle crescenti esigenze umanitarie».
Macri sostiene che il G20 «riflette la convinzione di tutti i leader presenti della necessità di rivitalizzare il commercio e la preoccupazione per il cambiamento climatico». E mentre arriva l'ora della verità sulla possibilità di una tregua nella guerra commerciale tra Usa e Cina, con l'attesissimo incontro tra Trump e Xi Jinping, il presidente cinese chiede al G20 di svolgere un ruolo di leader politico nel promuovere condizioni favorevoli sul commercio internazionale.
Intanto, il portavoce del
Cremlino Dmitri Peskov fa sapere che a margine dei lavori ci sono stati anche due brevi colloqui tra Trump e il presidente russo Vladimir Putin. «Conversazioni informali», ha precisato la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders.
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