Il G7 di guerra anticipa Mosca. Zelensky è pronto alla pace "Posso rinunciare alla Crimea"

Conferenza dei Grandi alla vigilia del 9 maggio e della parata della vittoria Kiev apre: ok allo status quo prima del 24 febbraio

Il G7 di guerra anticipa Mosca. Zelensky è pronto alla pace "Posso rinunciare alla Crimea"

New York. I leader del G7 fanno nuovamente il punto sulla situazione in Ucraina domani, in una videoconferenza a cui partecipa anche il presidente Volodymyr Zelensky. Un incontro che si tiene alla vigilia del 9 maggio, data importante per la Russia di Vladimir Putin, che quel giorno celebra il «V-day», la vittoria nella seconda guerra mondiale. «Stiamo organizzando una telefonata tra Joe Biden e i leader del G7», ha anticipato la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, sottolineando che tra i temi sul tavolo ci saranno le nuove sanzioni da imporre a Mosca. Psaki ha parlato anche della visita del premier italiano della settimana prossima, sottolineando come «Biden e Mario Draghi parleranno dei costi da imporre alla Russia per il suo conflitto in Ucraina», oltre che dei rapporti bilaterali tra Roma e Washington.

«Il cancelliere tedesco Olaf Scholz terrà la terza videoconferenza dall'inizio dell'anno con i partner del G7», ha spiegato da parte sua una portavoce del governo di Berlino, Christiane Hoffmann, puntualizzando che l'8 maggio è una «data storica» che segna la fine della seconda guerra mondiale in Europa. Il presidente ucraino, intanto, intervenendo in video alla Chatham House, think tank britannico con sede a Londra, ha detto che il suo Paese sarebbe disposto ad accettare un accordo di pace di compromesso con la Russia se le forze di Mosca si ritirassero «sulle posizioni del 23 febbraio». Lasciando intendere quindi che almeno per ora Kiev non pretenderebbe la restituzione della Crimea, annessa dai russi nel 2014. «Da parte nostra non tutti i ponti diplomatici sono stati bruciati», ha aggiunto, precisando che i russi credono di poter restare «impuniti» rispetto «ai loro crimini di guerra poiché hanno il potere di uno Stato nucleare», e definendo l'attacco delle forze di Mosca all'Azovstal di Mariupol come un qualcosa che «non è un'azione militare» bensì «una tortura», un tentativo di prendere «per fame» gli assediati. Zelensky poi ha invitato Scholz a fare un «passo potente» e a recarsi a Kiev il 9 maggio. «L'invito è aperto, da un po' di tempo - ha aggiunto -. È invitato a venire in Ucraina, e può fare questo passo politico molto potente, venire qui a Kiev il 9 maggio. Non ho bisogno di spiegarne il significato, penso che ne sia ben consapevole». «Putin non deve vincere la sua guerra contro l'Ucraina e non vincerà», ha detto da parte sua Scholz in un discorso pronunciato ad Amburgo: «Ne va della sovranità del Paese, della libertà del suo popolo, ma anche del futuro di qualsiasi ordine mondiale basato sulle regole». Il cancelliere tedesco ha sentito anche il presidente americano, e i due hanno «convenuto che l'Ucraina debba continuare a ricevere un sostegno sostanziale e continuo nell'esercizio del suo legittimo diritto all'autodifesa». Ieri la first lady Usa Jill Biden è arrivata in missione in Romania e Slovacchia, dove incontrerà gli ucraini costretti a fuggire dopo l'invasione da parte della Russia.

La moglie del presidente statunitense è atterrata nella base Nato di Mihail Kogalniceanu, in Romania, per incontrare le truppe americane, poi si sposterà a Bucarest dove vedrà il personale diplomatico e gli operatori umanitari da quasi tre mesi impegnati ad aiutare migliaia di

rifugiati ucraini e avrà un colloquio con l'omologa romena, Carmen Iohannis. Domani, giorno della festa della mamma, si sposterà invece a Kosice e Vysne, in Slovacchia, dove incontrerà altre famiglie di sfollati ucraini.

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